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Convincere o con-vincere ?

A volte, un trattino fa la differenza.

Nella “democrazia pubblicitaria” i cittadini (o presunti tali) sembrano piuttosto clienti da convincere della bontà di “riforme-prodotto” sulle quali si scontrano gli omologati di professione (i consiglieri del principe) e gli antagonisti ad ogni costo. Mi pongo nel mezzo, cercando di guardare a ciò che accade con l’occhio complesso, progettuale; infatti, le riforme hanno certamente qualcosa di buono ma il problema non sta in esse bensì nel contesto.

Viviamo in un contesto, particolarmente (ma non esclusivamente) in Italia, nel quale abbiamo accettato di semplificare la complessità in nome del cambiamento. Si tratta, in sostanza, di un suicidio politico che, a ben guardare, diventa un trionfo tecnocratico. Credo che, per ripensare “classi dirigenti” degne di questo nome, ciò che conta, prima di ogni altra cosa, sia l’avere e il condividere un’ idea strategica (o visione) del contesto complessivo nel quale viviamo e che, a differenza di un tempo, deve fare i conti con un mondo a-polare e immerso in quella che chiamiamo “guerra mondiale a capitoli”.

E’ chiaro che, senza visione, la “democrazia pubblicitaria” non si distingue più da un qualunque (e neppure troppo nobile) palinsesto televisivo, limitandosi ad inseguire i bisogni dei cittadini-utenti-clienti. Senza visione, nella “democrazia pubblicitaria” tutti dobbiamo essere convinti del valore di un qualcosa (sia essa una riforma o un prodotto per la casa) mentre il problema è ben diverso; dovremmo convincerci che, per diventare una democrazia dignitosa, il problema è vincere insieme, ovvero costruire una condivisione di obiettivi, di fini e di progetti.

Con-vincere, dunque, e non, semplicisticamente, convincere; questa dovrebbe essere la “mission” di “classi dirigenti” che possano definirsi tali. A volte, un trattino fa la differenza.

The Global Eye – In complexity

Giudizio storico



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