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Cosa non va nella riforma delle Bcc

Non v’è alcun dubbio che l’incapacità dimostrata in questi ultimi decenni di imperitura leadership da parte dei responsabili (si fa per dire) del Movimento del Credito Cooperativo (ovviamente con le dovute eccezioni) nella gestione del Gruppo, non avrebbe potuto che generare una “Riforma” ad immagine e somiglianza dei tanti errori che sono stati commessi e che hanno procurato non pochi danni ad un tessuto bancario tra i più apprezzati ed utili per l’economia del nostro Paese. Tra le negative ripercussioni alcune sono state micidiali.

La parte del Movimento sana e disinteressata ha dovuto, spesso, pubblicizzare il proprio dissenso su decisioni inconsulte e quasi sempre incoerenti al fine di autotutelarsi e, a quanto sembra, anche per garantirsi un futuro in occasione della prospettata “riforma”. Un distinguo più volte manifestato contro l’interessato impegno (!) manifestato dai vertici nel sostenere temerarie gestioni spesso a fini “politici” e non certo a tutela dei risparmiatori; nel coprire fatti e misfatti non tanto nell’interesse del Gruppo quanto a salvaguardia di consensi elettorali. Lungo questo travolgente percorso abbiamo denunciato più volte decisioni che avrebbero dovuto essere approfondite alla ricerca delle recondite motivazioni:dalla pseudo vendita della sede dell’Iccrea, all’isolamento di importanti realtà locali sol perché critiche del loro sistema di gestione, alla distribuzione di posti di responsabilità per quietare dissensi più o meno palesi ovvero tesa a soddisfare chi avrebbe potuto mettere il naso su fatti poco chiari, o quanto meno, avrebbe dovuto sindacare.

Di contro, per quanti, invece, hanno fatto la scelta della coerenza e della trasparenza nel pieno rispetto dei propri ruoli, è stata comminata la pena dell’esilio perpetuo. Si veda il caso della Dirigenza cui, con arroganza e fraudolentemente, si è cercato di impedire di poter offrire la propria grande professionalità, acquisita nel ruolo esecutivo, proponendosi nei ruoli amministrativi delle Bcc. Errore da parte dei bendati promotori non solo di interpretazione di norme costituzionali, ma in aperto contrasto con una realtà che vede la presenza di molti ex dirigenti ai Vertici delle migliori Bcc. E, guarda caso, quelle stesse Bcc che, oggi, più di altre, si pongono in aperta opposizione di quegli stessi personaggi che, pur di continuare a governare, cercano soluzioni “unitarie”, con il recondito proposito di raggiungere, in tal modo, il duplice risultato di emarginare dissenzienti e continuare ad utilizzare, a proprio vantaggio, il “numero” di coloro che non sono in condizione di opporsi.

Basta con la politica dei consensi interessati! Le uniche strade devono essere quelle della correttezza e della democrazia e, cioè, della libera scelta con alla base delle decisioni solo il sapersi porre sul mercato secondo i criteri della sana gestione e della massima attenzione per la salvaguardia dei risparmiatori e l’impegno di adoperarsi con tutta la professionalità necessaria nel perseguimento degli scopi propri della funzione di questo importante segmento del sistema bancario. Nello specifico, con quello spirito, cooperativistico e di mutualità, voluto e riconosciuto dalla stessa nostra Costituzione che impone al Credito Cooperativo la propria presenza sul territorio al servizio delle famiglie e delle aziende certamente non interessate ai gruppi bancari e alle Holding finanziarie.

Questa benedetta (o maledetta) “Riforma” delle Bcc ha pronunciato appena un vagito e già tutti si sono scagliati contro tutti e tutto. Ognuno reclamando posizioni e interessi di parte e trascurando quello generale del mantenimento della identità propria del Credito Cooperativo. Lasciamo in pace chi ha saputo autogestirsi e prodighiamoci ad indicare la stessa strada a chi l’ha persa di vista!! E perché ciò accada c’è da augurarsi che vengano ascoltati solo coloro che sono sempre stati in prima linea e vengano allontanate definitivamente le tante Sirene interessate.

Tra queste ultime è d’obbligo indicare, primi fra tutti, quanti (bianchi, rossi o verdi che siano) destinatari di una buona fetta del nostro sudato sistema di banche cooperative. Di contro si prenda atto di realtà sane come Bolzano e, perché no, Trento che intendono difendere la loro efficienza pur volendo restare a fianco del Gruppo. È meglio un sostegno sano piuttosto che un coinvolgimento autolesionista.

È più produttivo accodarsi a locomotive sane piuttosto che trascinarsi dietro treni merci. Vengano dismessi tutti gli apparati intermediari mantenuti solo a fini politici e siano preservati solo quelli realmente funzionali; ci si adoperi, al di là e al di fuori della discussa riforma, per semplificare la farraginosa macchina dei compromessi operando nell’interesse generale e oscurando ogni personalismo. Denunciamo la vera ratio di chi si è adoperato e si è consumato (per fortuna senza raggiungere pienamente l’obiettivo) perché questa “riforma” fosse ad immagine e somiglianza loro e si potesse tradurre, di fatto, in un “SI alla riforma purché nulla si modifichi”! Cioè le loro comode poltrone.


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