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Vi spiego la verità sui passettini del Pil italiano

Pubblicato da Istat il dato finale del Pil italiano del quarto trimestre. Si conferma la striminzita variazione congiunturale (cioè trimestrale) dello 0,1% ma si conosce la sua scomposizione negli elementi costitutivi. C’è anche un paragrafetto che spiega perché è inutile starnazzare sui decimali, anzi sulla terza cifra decimale, ma questo verrà affogato dal frastuono del trenino.

Istat conferma quindi la stima preliminare del 12 febbraio: «Nel quarto trimestre del 2015 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,0% nei confronti del quarto trimestre del 2014. Nel corso dell’anno la crescita congiunturale ha mostrato un progressivo indebolimento».

Poi, ecco il fatal paragrafetto sulla realtà: «Nel 2015 il PIL corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,6%. Si fa notare che il 2015 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al 2014»

Ma come, è il piùzerovirgolaotto con cui Renzi aveva tentato di matare i gufi e le chiacchiere che stanno a zero? Quella era la variazione annuale grezza, che serve ai nostri eroi quando è a loro favore, ça va sans dire. Per gli amanti del “non impicchiamoci agli zerovirgola”, è utile sapere che il dato grezzo per il 2015 era stato di +0,76%, arrotondato quindi allo 0,8%, mentre quello corretto per i giorni lavorati è stato di 0,64%, arrotondato a 0,6%. Che sfiga, signora mia, se solo il terzo decimale ci avesse aiutato di più!

E’ utile sapere che, in termini di contributi alla crescita, nel trimestre c’è stato un decumulo di scorte, che hanno sottratto lo 0,4%. Calcolando la domanda nazionale al netto delle scorte, il quarto trimestre vede una crescita dello 0,4% sul trimestre precedente, esattamente come il terzo, fatta per lo 0,3% da consumi e per lo 0,1% da investimenti. Entro i consumi, quelli pubblici (la spesa pubblica, quindi) incidono per un terzo, essendo cresciuti in modo robusto nel trimestre, per verosimili esborsi rinviati in precedenza. Non a caso, la variazione di spesa pubblica nel trimestre è di +0,6%.

L’esile contributo degli investimenti alla crescita del trimestre è invece dovuto in modo eclatante (ancora una volta) alla voce “Mezzi di trasporto”, cresciuti dell’8,7% nel trimestre. Ancora una volta: viva la FCA, che dio la benedica.

Ultima curiosità statistica: nel 2015 il Pil nominale italiano è aumentato di 1,7%. Non male, preso in assoluto, detto senza ironia alcuna. Unico problema, il costo medio del debito pubblico è intorno al 3%. Serve ancora un robusto avanzo primario per piegare la traiettoria debito-Pil. Questo è ciò che turba i burocrati cattivoni della Ue. Dovrebbe in realtà turbare anche i nostri sonni ma non si può avere tutto, nella vita.

(estratto di un articolo più articolo che si può leggere su Phastidio.net)

 

 

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