“L’homme au chapeau”, ovvero il terzo uomo con il cappello nero apparso nelle immagini delle videocamere di sorveglianza dell’aeroporto belga di Zaventem, adesso ha un nome e un cognome (e una professione).
FAYSAL CHEFFOU: PROFESSIONE GIORNALISTA
È Faysal Cheffou, giornalista free-lance, che da circa due mesi era nel mirino degli inquirenti perché pare reclutasse alla causa dell’Islam radicale rifugiati o immigrati clandestini sul territorio di Bruxelles. Ed è sempre lui che martedì scorso, pochi istanti prima dell’attentato, si aggirava con nonchalance in compagnia dei kamikaze Ibrahim el-Bakraoui e Najim Laachraoui.
L’IDENTIFICAZIONE DEL TESTIMONE CHIAVE
Secondo quanto riporta in quotidiano belga Le Soir, Cheffou, fermato giovedì, sarebbe stato identificato grazie alla testimonianza chiave del tassista che martedì aveva accompagnato il commando all’aeroporto di Zaventem. «Instabile, facile a scatti d’ira incontrollati, emarginato dai suoi stessi compagni», si legge sulle note del suo dossier. Il giudice istruttore ha disposto il mandato d’arresto: i capi di accusa sono appartenenza a banda terroristica, omicidio e tentato omicidio. La procura ha fatto sapere di non aver trovato né armi né esplosivi durante la perquisizioni del suo appartamento.
I SERVIZI TV IN DIFESA DI MUSULMANI E IMMIGRATI IRREGOLARI
Domiciliato nella città di Bruxelles e riconosciuto come «integralista», Faysal Cheffou lavorava come giornalista freelance e in passato aveva condotto servizi di denuncia dei presunti soprusi a danno della comunità islamica della capitale belga. In particolare, spiegano La Libre Belgique e la RTBF, il terrorista avrebbe realizzato un servizio televisivo datato 15 luglio 2014, davanti al centro profughi sito al 127 bis di Steenokkerzeel, un villaggio a est di Bruxelles e nei pressi proprio di Zaventem. Nel reportage Cheffou denunciava le condizioni di alcuni musulmani, immigrati irregolari, a cui venivano forniti i pasti durante il Ramadan fuori dagli orari in cui essi potevano di fatto interrompere il digiuno. Il video, pubblicato su un canale YouTube denominato “Les opprimés”, riporta una descrizione in cui si legge che «le libertà fondamentali sono state violate» e che «i musulmani belgi devono agire con urgenza per fermare gli abusi».
IL LAVORO PER LA RADIO DELLA COMUNITÀ NORD AFRICANA IN BELGIO
Alcuni media belgi hanno specificato che a partire dal 2005 Cheffou lavorava come presentatore a Radio Contact-Inter, una stazione radio per la comunità nord africana in Belgio. E lo citano in riferimento al fatto che si lamentava che altre stazioni radio interferivano con le loro trasmissioni, andando in onda sulla stessa frequenza.
I PROBLEMI CON LA GIUSTIZIA
Stando alle fonti di Le Soir, in passato le autorità municipali avevano diffidato l’uomo proprio a causa del suo proselitismo nei confronti dei profughi e lo stesso sindaco di Bruxelles, Yvan Mayeur, nel settembre del 2015 era ricorso a una sanzione amministrativa che gli impediva di avvicinarsi a Parc Maximilien dove era solito adescare rifugiati o immigrati clandestini. Mayeur lo considerava «pericoloso»: il termine è scritto in grassetto nel documento presentato più volte alla procura.
Secondo quanto riporta il sito RTL.be nel 2003, quando Faycal Cheffou era appena 18enne, durante un’altra perquisizione a seguito di un omicidio dalla sua cucina erano saltate fuori divise militari, passamontagna e manette e materiale rubato alla stazione di polizia di Molenbeek. Eposidio che coinvolse anche Brahim Abdeslam, il fratello maggiore di Salah.
Ma Faysal Cheffou era noto anche alle forze dell’ordine, in quanto accusato di ricettazione, associazione a delinquere e persino di omicidio. Il quotidiano belga La Capitale riferisce che nel 2002 suo fratello Karim era rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con gli agenti di polizia che gli avevano perquisito casa poiché era sospettato di essere l’autore di una rapina a mano armata. All’interno dell’appartamento venne trovata una borsa piena di granate.
DA GIORNALISTA A RECLUTATORE ISIS?
Dopo l’arresto di Cheffou gli inquirenti si sono affrettati a dire che «ormai la cellula stragista è stata neutralizzata». La cattura dell’ultimo complice era attesa come la chiusura del cerchio, dopo i fatti di martedì scorso, ma aleggiano ancora molte domande attorno al personaggio di Faycal Cheffou. Il suo ruolo all’interno del commando non è ancora chiaro. E alcuni media francofoni si spingono a dire che il suo presunto impegno giornalistico potrebbe, in qualche modo, essere stato utilizzato come mezzo per portare avanti e amplificare la sua principale attività: quella di reclutatore di potenziali e futuri jihadisti.