Marco Cappato sarà il candidato sindaco dei Radicali nella campagna elettorale per la corsa a Palazzo Marino. “Abbiamo scelto di presentare una nostra lista che non appoggia nessuno dei nomi già noti (Beppe Sala, Stefano Parisi, Corrado Passera, Nicolò Mardegan e Gianluca Corrado, ndr) dopo aver assistito alla débâcle del nostro progetto referendario”, ha detto Cappato nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri mattina a Milano.
I REFERENDUM
Il riferimento è a una serie di referendum vincolanti – nello specifico, case popolari senza occupazione del suolo pubblico ma impiegando gli immobili commerciali sfitti, allargamento area C, verde pubblico (con i fondi ottenuti dalla cessione delle partecipate) e riapertura dei Navigli – che i Radicali hanno portato avanti nel corso di questi mesi e che, con molta probabilità, finirà nel cestino. O nella migliore delle ipotesi in un cassetto. “Lo abbiamo detto tante volte e lo ribadiamo ancora adesso, la campagna referendaria è per noi prioritaria rispetto a un posto in consiglio comunale, siamo convinti sia importante per Milano e per i milanesi”, ha aggiunto Cappato. A Palazzo Marino però fanno orecchie da mercante. Così tanto che i Garanti del Comune, messi alle strette, hanno minacciato di dimettersi. Dal canto suo pure Giuliano Pisapia pare volersene lavare le mani. Insomma, il sogno è sfumato e così si è tornati a fare i conti con la politica. “A un mese dal termine per la presentazione delle liste abbiamo scelto di correre da soli e io sarò il candidato sindaco”, ha detto ancora l’ex europarlamentare che poi ha sottolineato: “Non è una presa di posizione per assicurarci un banco in consiglio comunale, è una scelta di coerenza. Andiamo avanti per la nostra strada, non dando appoggio a nessuno perché nessuno ha appoggiato i nostri referendum, anzi i poteri milanesi li hanno boicottati”.
UNO SGUARDO AL FUTURO
In tempi non sospetti, cioè prima che la campagna referendaria sfumasse, Cappato infatti aveva detto a Formiche.net: “Nel corso della campagna elettorale daremo il nostro appoggio a chi ci sosterrà, senza distinzioni di parti”. Di discorsi pare ce ne siano stati molti (con Passera innanzitutto, poi con Parisi e persino con l’entourage di Sala) ma alle parole non sono seguiti i fatti. Nonostante tutto, i Radicali hanno ribadito: “Se qualcuno volesse offrirsi per salvare il progetto dei referendum noi siamo disposti al dialogo e a valutare eventuali alleanze”.
E IL PD?
Uno dei referendum riguarda la riapertura dei Navigli, baluardo della campagna elettorale di Beppe Sala. Che dal Pd qualcuno possa pensare di far confluire i voti dei Radicali nella coalizione di centrosinistra? Chissà.