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Come ricostruire la rappresentanza a partire dagli Enti locali

La crisi politica, che si protrae ormai da lungo tempo, ha prodotto un’inadeguatezza complessiva del sistema istituzionale. Un’inadeguatezza evidenziata a livello centrale da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale che ha favorito un trasformismo mai visto prima in Italia; a livello locale da una diffusa difficoltà di governo e da un declino della moralità pubblica con la conseguente perdita del senso di dedizione verso il bene comune. Siamo di fronte ad una personalizzazione e verticalizzazione delle istituzioni che tendono ad allontanarsi dalla rappresentazione degli interessi collettivi e dalla necessaria capacità di interpretare le ricche articolazioni territoriali e sociali che caratterizzano il nostro Paese. Tutto questo ha provocato un astensionismo sempre più crescente e un ampliamento dell’area dei non rappresentati che non può essere il web a colmare.

Nel contempo è cresciuta l’area delle povertà rilevata sia sulla base dei tradizionali parametri statistici, sia rispetto al presentarsi di nuovi disagi. Vengono colpite le famiglie di coloro che perdono il lavoro o l’impresa; ai giovani non si offrono vere politiche di inserimento occupazionale; le risorse per il sistema dell’inserimento sociale sono sempre più una coperta stretta che, mentre tenta di gestire gli interventi di accoglienza di un’immigrazione sempre meno governabile, non riesce a confortare le politiche sociali verso le famiglie colpite da problemi di assistenza ad anziani e disabili.

Questa condizione non produce effetti solo nell’ordine politico, contribuisce anche alla degenerazione dei comportamenti sociali. Si esaspera una visione individualista dell’essere nella società che produce fenomeni divisivi e conflittuali. Il disimpegno e la mancata partecipazione politica e comunitaria, l’espansione di comportamenti basati esclusivamente sul tornaconto individuale, l’emarginazione dell’etica sociale, l’affievolirsi del ruolo dei corpi intermedi, la perdita del senso civico stanno producendo lo spaesamento di un’intera Nazione.

Non si può assistere a questa decomposizione sociale senza sentirsi chiamati in causa per un impegno che tenti, nel concreto, di indicare e percorrere una strada ricostruttiva. Le logiche centraliste si contrastano ponendo la persona al centro delle istituzioni che, altrimenti, diventano assolutiste. Lo spazio istituzionale più idoneo a cui la persona e i corpi intermedi possono accedere è quello che ha segnato anche alcuni fondamentali momenti di crescita della storia italiana: la realtà municipale che rappresenta anche una caratteristica identitaria dell’Italia. Noi riteniamo che si possono sanare le ferite inferte alla nostra democrazia – tra esse soprattutto la verticalizzazione al posto della solidarietà – con la riscoperta e l’attuazione della sussidiarietà che valorizza la società civile e i diversi corpi intermedi, che favorisce lo sviluppo delle dinamiche sociali moltiplicando i rapporti sociali, che reintroduce la consapevolezza dei doveri spezzando l’egemonia della cultura dei soli diritti frutto della visione individualista.

In occasione delle imminenti elezioni locali, il MCL ritiene sia possibile indicare esigenze, contenuti e idee per sostenere, proprio da quel livello di base, la ricostruzione della rappresentanza – superando gli schemi autoreferenziali e le chiusure che negli ultimi anni l’hanno portata ad essere identificata come elemento di conservazione più che di rinnovamento – attraverso un contributo formativo che si svilupperà nella Conferenza Nazionale MCL degli Enti locali, riuniti a Roma l’11 e il 12 marzo. Il Movimento infatti, nel suo tradizionale impegno sociale, ha sempre rivolto la sua attenzione agli Enti locali per valorizzare esperienze e realtà permeate di civismo.

Non si tratta di una discesa in campo per sostenere una o un’altra formazione politica, ma di assumersi la responsabilità di lavorare per vanificare il tentativo di isolare i cattolici dall’impegno pubblico. Si tratta di non far passare inascoltato l’appello rivolto da Papa Francesco nel Convegno ecclesiale di Firenze: “i credenti sono cittadini” invitati a “dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico” poiché questa costituisce “una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune”, anche assumendosi responsabilità concrete.

Carlo Costalli
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori


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