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Il Partito del Family Day appena nato è già spaccato

Una fuga in avanti. Un’iniziativa di due singoli che ha colto di sorpresa gli altri esponenti e che potrebbe compromettere l’unità del gruppo, dove pesano le voci critiche verso quella che viene considerata un’accelerazione figlia di alcuni personalismi. Nel mirino delle polemiche sono finiti Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, rispettivamente direttore del quotidiano La Croce e avvocato presidente dei Giuristi per la Vita, entrambi membri del Comitato “Difendiamo i nostri figli” che ha organizzato il Family Day. A preoccupare i compagni di avventura è l’annuncio che hanno fatto due giorni fa proprio su La Croce (qui l’articolo) di voler fondare un nuovo partito figlio dell’esperienza del Circo Massimo e ribattezzato Popolo della Famiglia.

IL COMITATO NON DIVENTI UN PARTITO

Che qualcosa dovesse accadere dopo la manifestazione del 30 gennaio contro il ddl Cirinnà, era chiaro da tempo. Formiche.net ne aveva scritto a più riprese (qui e qui gli ultimi due articoli), fino al dibattito tenutosi mercoledì mattina a Roma dall’emblematico titolo “Dal Family Day al Family Italia? Ddl Cirinnà, referendum, partito della famiglia: parlano i protagonisti” (qui il resoconto) dove però alcuni esponenti del Comitato hanno ribadito la linea: non si fa nessun partito (come riportato da Zenit).

SCRICCHIOLA L’UNITA’ TRA I PROMOTORI DEL FAMILY DAY

L’iniziativa di Adinolfi e Amato è parsa dunque una sconfessione di quanto emerso alla conferenza di mercoledì, alla quale però non ha partecipato Massimo Gandolfini, il portavoce del Comitato e vero leader del gruppo. Il neurologo bresciano ha sempre negato di voler scendere in politica e oggi su Avvenire precisa che “dobbiamo trovare una buona connotazione tra questa legittima iniziativa e il Comitato, perché sia chiaro che questo non è il partito del Comitato”. Posizione ribadita anche ieri sera a La Zanzara su Radio24 e oggi su La Bussola Quotidiana. Ciò che non convince Gandolfini è il tentativo di forzare la piazza del Family Day per traghettarla e circoscriverla in un partito. Emblematico quanto accaduto sui social: appena uscita la notizia nella prima mattinata di ieri, c’è stata un’ondata di euforia tra la base dei pro-family, poi una volta che sono spuntati i distinguo si è capito che non si trattava di un progetto comune. Ancora più significativi di certe prese di posizione sono poi i silenzi da parte dei militanti de La Manif Pour Tous – Generazione Famiglia: né il presidente Jacopo Coghe né il portavoce Filippo SavareseMaria Rachele Ruiu, solitamente attivissimi sui social, hanno commentato questa notizia che li riguarda da vicino. Almeno non nei primi giorni, salvo poi affidare la loro posizione a una nota “attendista” diffusa via Facebook (qui il link). Stesso dicasi per il profilo Facebook di Generazione Famiglia. Un chiaro segnale di distanza e non condivisione del progetto. No comment pure dalla giornalista Costanza Miriano, altra esponente di spicco del Comitato.

I DUBBI NEL MONDO CATTOLICO

Tra i più espliciti ad esternare i suoi dubbi sul Popolo della Famiglia c’è Toni Brandi, presidente di Pro Vita Onlus e membro del Comitato del Family Day, che ha spiegato come “non risulta che il nuovo partito sia nato da un accordo che abbia coinvolto anche gli altri membri del Comitato”, aggiungendo che la sua associazione “non aderisce a nessun partito e non promuove nessuna formazione politica in particolare. Piuttosto cerca di realizzare una unità di azione fra le forze (anche politiche) al fine di combattere in moto efficace per la vita e per la famiglia”. Più sfumata la posizione dell’avvocato Simone Pillon, che proprio con Brandi intervenne alla manifestazione della Lega Nord di Bologna (qui il video) e fa parte pure lui del Comitato “Difendiamo i nostri figli”. Su Facebook Pillon ha spiegato di essere stato contattato da Adinolfi e Amato per “dirigere insieme a loro la costituenda realtà politica del popolo della famiglia”. Quindi ha annunciato per domenica una “riunione tutti insieme” aggiungendo che “spero davvero di poter accettare a patto che nel metodo e nel merito si lavori come sempre in questi anni privilegiando la comunione e l’unità attorno alla leadership morale di Massimo Gandolfini”.

LE STRONCATURE DALLA STAMPA AMICA

Mai nessuna iniziativa partitica può sostituire il ruolo civico e popolare della piattaforma rappresentata dal Family Day; il Comitato deve continuare a interpellare tutte le realtà politiche per portare avanti le sue istanze. Circoscrivere la battaglia a un partito rischia di limitarne la portata. Sono questi i ragionamenti critici che si fanno dentro e fuori il Comitato sul Popolo della Famiglia. Le osservazioni contrarie al progetto arrivano proprio dalla stampa più vicina, quella che ha sostenuto il Family Day: la Bussola Quotidiana ha bocciato la proposta targata Adinolfi&Amato sia con un editoriale del direttore Riccardo Cascioli dal titolo “Un brutto modo di dare seguito ai Family Day”, sia con l’intervista odierna a Gandolfini che prende nettamente le distanze. Forti dubbi li ha espressi anche Luigi Amicone, direttore di Tempi, con il suo intervento “Perché non ci entusiasma che il Family Day diventi un partito”; il quotidiano della Cei Avvenire ha invece relegato la notizia nella parte bassa di pagina 7 puntando sulla divisione interna al Comitato (“Un pezzo di Circo Massimo si stacca e si fa partito” è il titolo del pezzo, che esordisce dicendo che “da una costola della piazza del 30 gennaio nasce il Popolo della Famiglia”).

MA ADINOLFI NON MOLLA

Adinolfi però non si ferma davanti alle critiche e tira dritto, spiegando a l’Espresso i motivi della sua discesa in campo. Vuole portare il suo partito a presentarsi in 300 Comuni alle prossime amministrative, lui stesso potrebbe candidarsi a sindaco a Roma (con Amato pronto a mettersi in lista), mentre a Milano l’idea potrebbe essere quella di sostenere l’ex Ncd Nicolò Mardegan e la sua lista civica NoiXMilano. All’inizio della prossima settimana si terrà comunque una riunione del direttivo del Comitato “Difendiamo i nostri figli”; lì sono attesi chiarimenti, quando Gandolfini chiederà conto di questa “fuga in avanti”.
Nel frattempo sia Gandolfini che Savarese sono attesi domani all’Auditorium di via Rieti a Roma dove (come da programma) dovrebbero intervenire alla prima conferenza politico-programmatica di Idea, il nuovo movimento lanciato dal senatore Gaetano Quagliariello.



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