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Germania, perché le elezioni regionali sono un referendum sui profughi

Anche la Germania ha il suo “super Sonntag” sul’onda del super Tuesday americano; così la stampa tedesca ha ribattezzato il confronto elettorale di oggi che porterà al voto circa 12,7 milioni di tedeschi in tre Stati federali.

Tre Regioni con storie e passati diversi che rischiano tuttavia di confermare con una voce sola l’isolamento di Lady Merkel, otto mesi dopo la sua proclamazione delle “porte aperte” e il lancio dello slogan: “Ce la possiamo fare” con oltre un milione di arrivi di profughi in Germania.

In Sassonia-Anhalt, cuore industriale della DDR, ed oggi una delle Regioni più povere del Paese con un tasso di disoccupazione del 9.7% e appena due milioni di abitanti, l´effetto provocato dalla ondata di profughi ha portato l´alternativa xenofoba dell´Afd al 18% nei sondaggi. La Regione vedrà comunque la riconferma del Presidente democristiano Rainer Haselhoff, che con una CDU al 32% governerà insieme alla SPD (14%), quarta nei sondaggi dopo la Linke (21%).

In Renania-Palatinato (4 milioni di abitanti), la SPD, al governo da 25 anni, cerca invece la conferma della sorridente Presidente Malu Dreyer a danno della candidata della Cdu, Julia Kloeckner, l’aspirante delfino della signora Merkel che cinguetta: “Chi vota Afd per protesta, rafforza la SPD” mettendo in chiaro l’impossibilità di una coalizione con l’Afd che sale comunque al 9% nei sondaggi. A lungo favorita nei sondaggi, la bionda Kloeckner è oggi ad un testa a testa con la sua bruna rivale: 35% contro il 36% della SPD riconfermando in ogni caso lo scenario della Grande Coalizione.

In Baden-Wuerttemberg, cuore industriale del Paese e terzo Stato federale più popoloso con 10 milioni di abitanti, il Presidente verde Winfried Kretschmann eletto sull’onda di Fukushima, (che portò la Germania a rivedere i piani sulla energia nucleare) pare essere riconfermato con il 32% dei consensi seguita dalla CDU al 29% e dalla SPD al 14%. È qui che l’ascesa di AfD all’11% ha destato le maggiori preoccupazioni, portando tensione tra i due principali partiti di governo.

Perfino il Presidente della Repubblica federale tedesca, Joachin Gauck, ha preso pubblicamente le distanze dai toni razzisti sostenuti nel corso della campagna elettorale del partito Alternative für Deutschland (Afd) che da movimento anti euro si è rapidamente convertito sotto la guida di Frauke Petry e Jörg Meuthenin in movimento anti-immigrati, cogliendo l’umore del Paese dopo i fatti di Colonia.

“Riguardo ai temi dei profughi si può comprendere come il popolo tedesco abbia perso la pazienza – dichiara Gauckma postare messaggi d’odio e di violenza contro i profughi in internet non ha nulla a che vedere con un confronto democratico”. Le dichiarazioni del Presidente della Repubblica tradiscono i timori della Cancelliera riguardo ad una nuova forte impennata di consensi del partito Afd che la renderebbero ancora più vulnerabile di fronte alla fronda interna del suo partito che conta già le proteste di 50 deputati e verso la SPD.

Il fenomeno AfD attrae, infatti, elettori diversi a seconda della latitudine Est-Ovest, facendo riaffiorare due Germanie ancora divise. In Sassonia Anhalt, l’Afd trova consenso tra i giovani tra i 20 e 30 anni con le teste rasate, spesso disoccupati, ad Ovest invece vede tra le sue file 50enni piccolo borghesi, colti, spesso ex democristiani delusi dalla svolta reputata troppo sinistra della Cancelliera. Quello che pare certo è che la Signora Petry, di 40 anni, imprenditrice, nata nella Dresda della DDR; che ha vissuto dopo la caduta del Muro nel Nord-Reno Vestfalia e in Bassa Sassonia (a Ovest); laureata in chimica; sposata con un pastore protestante e con quattro figli, incarna entrambi i modelli di elettori tedeschi, riunificando una Germania che appare a tratti ancora divisa dal suo passato e dandole una unica voce: quella di sfiducia e scontento.

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