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Il terrorismo, visto da dove c’erano le Torri Gemelle 15 anni fa

Scendo da uno dei tanti taxi gialli, davanti agli occhi questo scorcio di grattacieli che si sovrappongono l’un l’altro, poi, a sinistra una specie di cratere, un buco gigante, dove era una delle due Torri Gemelle. Un vento, incredibile da raccontare, inizia a soffiare forte, arrivo alla seconda voragine. Dove era la seconda Torre Gemella. La fontana qui è spenta a causa di questo vento fuori misura, che crea sensazioni, anzi propriamente un brivido, fisico, dove l’anima lo aveva già conosciuto. Così nella New York in cui le altezze hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, anche i due buchi a Ground Zero, una voragine e un vuoto, narrano tragicamente bene.

(Accanto) il 21esimo Century…

Nel frattempo in Pakistan si consuma una nuova carneficina di cristiani.

La Pasqua di sangue, continua. Umida di lacrime per Bruxelles, trova forse meno prime pagine. Mentre in Italia non escono in edicola, vediamo il terrorismo raccontato l’indomani dagli altri quotidiani. Le tre foto simbolo di questa difficile pasquetta.
Troviamo:
Bruxelles sul Financial Times, Palmira su New York Times e l’attentato in Pakistan contro i cristiani soltanto su The Wall street Journal.

Il terrorismo fa strage di sicurezze,
ma se è nei nostri ambienti. Perché la morte degli altri, fa paura, nella misura in cui ha sfiorato la nostra vita.
Il nostro stile, il nostro mondo, il nostro ambiente e abitudini.

Era il 2001. Il bersaglio era a stelle e strisce. Dagli Usa arrivavano immagini surreali come quelle del primo uomo sulla luna, o le scene dei film cult di fantascienza. Due aerei sorvolavano fuori rotta sui cieli di New York. Uomini e donne cadevano giù, la super potenza per la prima volta piangeva morti in Patria. Senza trincee quel giorno conoscevamo il terrorismo internazionale. Non conoscevamo le cause ma eravamo pieni di effetti speciali.
Bin Laden, Saddam Hussein, armi chimiche, … come siamo arrivati all’Isis, ai cristiani, all’Europa?

Le frontiere, le religioni, …e le primarie USA. Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi 15 anni… dopo le guerre preventive, si tornerà a un/una Clinton come per ripartire con le lancette dai migliori anni 90? Anche se la middle class americana sembra provata dagli anni di crisi e del democratico Obama. A New York c’è chi ad aprile tenterà di far vincere  Sanders, l’anziano sfidante di Hillary. Ma già si lasciano scappare che alle elezioni sono per Trump. Quel miliardario che fa da sé. Che la spara grossa. Che punta sulla protezione dei confini. Che irrompe sulla scena americana con la sua grezza dialettica e piace perché “tana libera tutti” contro la trappola del “politically correct”.
Un ceto medio che accusa l’America dell’ultimo decennio di non aver rilanciato le infrastrutture.
Di pagare troppo le tasse sulla casa, “piscina, aria condizionata, ecc”, … che vanno in sussidi, assistenza, per certe etnie in particolar modo.

Le primarie USA e gli attacchi in Europa, fanno temere il peggio in politica internazionale. La pace che riservavamo nei nostri auspici, ricordate “alle soglie del III millennio”, sembra più che mai allontanarsi, l’era del Presidente Bill Clinton sembra davvero un secolo fa.
La forza della first lady non piace a tutti, accusata di aver ricevuto troppe donazioni dai Paesi arabi, di aver gestito il denaro delle operazioni di beneficenza in modo poco trasparente, per le loro fondazioni. Dal nostro Paese sembrava più sicura la sua leadership e la successione. La vista da New York crea invece più vertigini. Fa quasi paura la sensazione di “voto di protesta” che prevale. Perché un Presidente eletto negli USA non condiziona  soltanto gli Stati Uniti. La fragile Europa ha sempre fatto molto affidamento oltre Oceano. La nuova scacchiera geopolitica di che mossa ha bisogno?

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