Se la Cina crolla, dalla Borsa allo yuan e non rappresenta più un tutto indistinto su cui puntare (ma presenta solo nicchie di crescita da selezionare), c’è un altro Paese asiatico su cui si stanno concentrando le attenzioni degli investitori. Si tratta dell’India, riportato a nuova vita dal primo ministro Narendra Modi. “Che sia in corso una rivoluzione nel Paese è visibile da alcuni eventi – spiega a Formiche.net Madhav Bhatkuly, gestore del fondo Gam Star India Equity – il più importante è l’hub di investimento “Make in India”, una settimana di incontri per accendere i riflettori su persone, settori e policy che definiscono l’attuale rivoluzione manifatturiera in corso nel Paese”.
RIVOLUZIONE IN CORSO
“Dopo che Modi è salito al potere – continua Bhatkuly – l’economia nazionale ha assistito a grossi cambiamenti che hanno aperto le porte ad una robusta crescita dei rendimenti. Tra i cambiamenti ci sono i più elevati livelli di spesa sul fronte delle più necessarie infrastrutture, come ad esempio edifici e strade. Ed è da registrare anche una grossa spinta per rimuovere un eccessivo livello di burocrazia”.
Gli investitori sono stati attratti dall’India come una regione in cui investire e un Paese da mantenere in portafoglio, data la posizione di sovrappeso del consensus, alla ricerca di regioni alternative alla luce del recente sell-off in Cina e sospinto anche dalle ideologie di investimento orientate sul medio termine del governo di Bharatiya Janata.
2016, ANNO DI MUMBAI IN BORSA
“Il listino indiano è sul punto di cavalcare un’ondata di ottimismo sulla scia della visione del primo ministro Modi per il Paese – spiega ancora il gestore di Gam – Il 2016 sarà un anno cruciale quando la visione di Modi arriverà a compimento, ma avrà necessità di dare un seguito più pratico ad alcune riforme soprattutto sul fronte della corruzione”.
L’India ha tuttavia finora preferito seguire un approccio alle riforme più graduale e ponderato rispetto ad una drastica implementazione, scelta favorevole che trova riscontro nel solido andamento del Pil del Paese, che Moody’s prevede in crescita del 7,5% per questo e il prossimo anno.
ECONOMIA SOSTENUTA DA FATTORI INTERNI
“L’India è relativamente poco esposta a fattori esterni, incluso il rallentamento cinese e i flussi globali di capitale – scrive Moody’s come riportato sul Bricpost.com – Dunque l’outlook economico sarà innanzitutto dominato da fattori domestici. Insieme a Turchia e Cina tra i G20 emergenti, l’India beneficia del prezzo basso delle commodity: nel 2014, l’import di materie prime è ammontato al 5,9% del Pil, rispetto a saldi negativi della bilancia dei pagamenti di 1,3%, 3,3% e 4,3% rispettivamente per Sud Africa, Brasile e Indonesia”. Il governo Modi, che è salito al potere a maggio 2014ha proceduto rapido su alcuni fronti come l’allentamento delle regole sugli investimenti esteri in settori come assicurazioni, e-commerce e ferrovie, ma la legge cruciale sulla riforma fiscale è ferma nella Camera alta dove il governo non ha i numeri per vincere.
…MA ATTENZIONE A LAVORO E A DEBITO
L’economia indiana, che vale 2 trilioni di dollari, cresce in fretta ma non crea abbastanza posti di lavoro per una forza lavoro in rapida espansione. E la stessa Moody’s avverte che la crescita è costretta dalle sofferenze bancarie in aumento e da un forte debito corporate. Inoltre “la produzione industriale di gennaio, pubblicata a marzo – si legge in un report di Bank of America Merrill Lynch – è attesa in contrazione dello 0,5%. Così l’inflazione, in calo al 5,5% dal 5,7% della rilevazione precedente. Sarà necessario un taglio dei tassi per un recupero sostenibile, taglio di 25 punti base che ci attendiamo avvenga il prossimo 5 aprile”.