La revoca delle sanzioni internazionali all’Iran dello scorso 16 gennaio ha aperto le porte di uno dei più grandi mercati del mondo islamico alle imprese europee ed americane. Il petrolio e il turismo, certo. Ma non solo. Le possibilità di investimento nella Repubblica Islamica sono molteplici e sono state ulteriormente incoraggiate dal risultato delle elezioni per il Majles – il Parlamento iraniano – e per l’Assemblea degli Esperti, l’organo che, di fatto, eleggerà il successore della Guida Suprema, l’ayatollah Khamenei. Un successo assoluto per il nuovo corso riformista del presidente Rouhani, che conferma la voglia di apertura al mondo degli iraniani, e l’arretramento dei conservatori, e in particolare di quella larga fetta di borghesia nazionalista autarchica che beneficiava dei generosi sussidi statali e della chiusura, almeno parziale, del Paese al mondo.
I NUMERI
Tutto questo sta cambiando molto velocemente e l’Iran fa gola a molti. Anche in Italia. Stando alle stime di Sace, oggi, con la revoca delle sanzioni le esportazioni verso la Repubblica Islamica – che nel 2014 erano state pari a 1,1 miliardi di euro – potranno arrivare a 3 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. Diverse società italiane hanno già siglato contratti o lettere d’intenti con le controparti venute da Teheran, per un valore complessivo di 17 miliardi di euro. Un settore di particolare sviluppo sarà sicuramente quello delle infrastrutture energetiche.
IL RUOLO DELLE AZIENDE ITALIANE
Saipem ha stipulato un accordo del valore di 4 miliardi di euro per la costruzione di un gasdotto di 1.800 km. Per il settore delle infrastrutture stradali, portuali e ospedaliere, il gruppo Gavio ha siglato accordi per 4 miliardi, e Ferrovie dello Stato si è incaricata di raddoppiare l’estensione della rete ferroviaria iraniana nei prossimi anni. Per il settore della siderurgia, Danieli ha recentemente firmato contratti per 2 miliardi di euro. L’industria automobilistica, che costituisce il 10% del Pil iraniano, ha notevoli ambizioni, e nel prossimo decennio intende passare dall’attuale produzione di 1,7 milioni autoveicoli all’anno, a 3 milioni di veicoli all’anno. Questo settore abbisogna, in particolare, di componentistica, mercato in cui le imprese italiane eccellono. Si prevede altresì uno sviluppo del settore bancario iraniano, per via dell’incremento previsto del fabbisogno di capitali e del rientro del Paese nel codice di pagamento internazionale SWIFT.
IL GROVIGLIO BUROCRATICO
Ma, oltre alla stabilità politica, quello che più preoccupa gli investitori nostrani è il complesso sistema giuridico-costituzionale iraniano, in cui districarsi sembra tutt’altro che facile. Non è solo questioni di interlocutori o public relations. Ma anche di diritto societario, civile e penale. Per questo Ughi e Nunziante, uno degli studi legali più importanti di Milano, ha analizzato lo scenario ed è giunto a fornire alcune utili informazioni per le imprese che non vogliono restare impigliate nella burocrazia iraniana.
I NODI DA SCIOGLIERE
Il diritto processuale dell’Iran non contemplerebbe un vero e proprio procedimento per ingiunzione, come quello previsto dagli articoli 633 e seguenti del codice di procedura civile italiano. Anche per il recupero dei crediti si dovrebbe pertanto instaurare un giudizio ordinario a cognizione piena, la cui durata è in media di uno o due anni. Per quanto riguarda gli eventuali contenziosi civili e commerciali, la durata di un processo di primo grado è in media di un anno e mezzo. Passando alle procedure concorsuali, anche il diritto fallimentare iraniano prevede il principio della par condicio creditorum, in virtù del quale i creditori hanno uguale diritto di essere soddisfatti sui beni del debitore fallito, salve le cause legittime di prelazione come i diritti reali di garanzia e i privilegi.
SEMINARIO IN CANTIERE
Altro aspetto di interesse per chi vuole investire è il tempo necessario per la costituzione di una società di capitali, che è di circa un mese. Questi aspetti saranno al centro del seminario di mercoledì 16 marzo a Palazzo Visconti a Milano, dal titolo: Doing business in the new Iran: prospects and challenges , dove diplomatici, stakeholders, imprese si confronteranno sul nuovo Iran post-sanzioni.