La lettera demenziale con cui i sindacati confederali locali denunciano Mauro Felicori, il direttore della Reggia di Caserta, di lavorare fino a tarda sera (mettendo così a rischio “l’intera struttura”) va considerata sotto due aspetti. Essa certamente mette in luce le cattive abitudini di un potere sindacale un po’ straccione e un po’ parassitario, dedito solo alla cura degli interessi particolari e licenziosi dei propri tesserati (la Uil ha almeno avuto il buon gusto di sospendere gli autori della missiva, mentre Susanna Camusso si è limitata a dire che non era d’accordo). Diciamoci però la verità: quella lettera è anche la manifestazione del fatto che, come già gli antichi sapevano bene, “stultorum infinitus est numerus”. Le “Leggi fondamentali della stupidità umana” sono state codificate con sottile ironia dal grande storico dell’economia Carlo M. Cipolla in un celebre volumetto (“Allegro ma non troppo”, il Mulino). Vale la pena ricordare qui la quinta legge, che afferma: “La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista”. È vero. Infatti, come aveva osservato Friedrich Schiller quasi due secoli prima, “contro la stupidità gli stessi Dei combattono invano”.
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“I politici usano le statistiche come un ubriaco usa i lampioni: non per la luce ma per il sostegno” (“Politicians use statistics like drunkards use lampposts: not for illumination, but for support”). La paternità di questo aforisma è incerta. Di volta in volta, è stata attribuita a Gilbert Keith Chesterton, Benjamin Disraeli, Hans Kuhn, Mark Twain. Ma che importa? Ciò che importa è che è stato partorito dalla penna di una mente geniale. Basta guardare al dibattito domestico sulla crescita del Pil, sulle tendenze del mercato del lavoro e sulla distribuzione della ricchezza per rendersene conto.
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Straordinaria vignetta di Staino su l’Unità di oggi, che vale più di tanti dottissimi editoriali sulla politica estera del governo Renzi. Mentre sta facendo colazione, una bambina domanda al padre: “Fammi capire: noi italiani, con la sinistra divisa, con il centro diviso, con la destra divisa…. stiamo cercando di unire le tribù libiche?”.
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Ho letto il manifesto programmatico di Stefano Fassina per le prossime elezioni capitoline. Tra le altre, ho trovato magnifica questa proposta: “Incontro tra tessuto accademico cittadino e imprese di servizi innovativi e hi-tech, spazi per i co-working e i fab-lab, servizi di sostegno alle start up….”. Ho solo un dubbio: vuole fare il sindaco a Roma o nella Silicon Valley?