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La statista Hillary Clinton

Oggi la stampa internazionale e nazionale dedica una o due pagine alla vittoria di Hillary Clinton nel South Carolina e al discorso “oggettivamente da statista” che essa ha svolto. Vorrei ricordare ai nostri 15 lettori che da qualche anno (e ancor più da quando si manifestavano le potenzialità presidenziali di Hillary) sostengo le seguenti argomentazioni:

  1. Hillary Clinton è stato un eccellente senatore e soprattutto un grande Segretario di Stato
  2. È uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti più preparati dal dopoguerra ad oggi (mi viene in mente ad esempio Adlai Stevenson)
  3. La stampa americana ha fatto di tutto ed anche di più per affossarne l’immagine:
  4. Quando era la moglie del presidente Clinton si sosteneva che gli aveva perdonato le scappatelle per chi sa quali motivi mentre semplicemente si trattava di una moglie che teneva in piedi un matrimonio con tutto ciò che questo comporta;
  5. Quando era senatrice invece di apprezzarne l’indiscutibile competenza sui dossier, si preferiva parlare della sua arroganza che era semplicemente un austero senso delle istituzioni;
  6. Quando era Segretario di Stato si è dovuto aspettare che lasciasse spontaneamente l’altissimo incarico per ammirare quantità e qualità di atteggiamenti in quel delicatissimo ruolo;
  7. Oggi si continua da mesi a farfugliare su responsabilità in mail di modesto valore, per l’ossessione vergognosa della maggioranza repubblicana al Senato che teme il confronto politico con la stessa.

Certo se l’America sceglierà Donald Trump bisogna sperare solo nella misericordia divina anche se è vero che candidati assolutamente improponibili sono poi rinsaviti di fronte alle immani responsabilità del ruolo presidenziale.

Mi sia consentito oggi però di dire che se nonostante l’ingiusto atteggiamento tenuto dai media americani, con la lodevole eccezione del New York Times, nei confronti di Hillary, la candidata democratica arriverà alla presidenza degli Stati Uniti sarà senz’altro premiata la tenacia, la volontà, l’infaticabile dinamismo, il non essere mai arretrata anche nelle situazioni più disparate (e disperate), l’aver avuto dalla sua competenza e intelligenza come da tempo non si vedevano.

Basti a quest’ultimo proposito vedere come ha gestito la vicenda del suo alter ego democratico Bernie Sanders coccolato dai media e dalle televisioni. Media e televisioni che a forza di parlare di Donald Trump potrebbero portare il Paese sull’orlo di scelte sconsiderate.

Ma di questo riparleremo dopo il “Supermartedì” (primarie in 14 Stati).



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