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Che cosa hanno deciso Italia e Albania sui rifugiati

La rotta balcanica di rifugiati e migranti, in primavera, potrebbe coinvolgere direttamente l’Italia: questo non è altro che la conseguenza di un effetto domino alle frontiere. A Zagabria, il 18 febbraio scorso, i delegati rappresentanti dei reparti di polizia di Austria, Croazia, Slovenia, Serbia e Macedonia hanno deciso di cambiare il loro approccio nei confronti dell’emergenza profughi, ma non si è solo deciso di bloccare l’ingresso ai profughi con passaporto afghani. I delegati delle polizie hanno infatti deciso di coordinare un mini spostamento dei profughi ammessi in Macedonia dal confine greco fino all’Austria, permettendo con facilità il passaggio dei mezzi di trasporto per rendere più veloce la procedura.

La situazione è particolarmente complessa al confine con la Macedonia, in particolare nel villaggio greco di Idomeni, dove da giorni si registrano violenti scontri tra migranti e forze di polizia. La Macedonia ha fissato in 580 persone al giorno (poi ulteriormente abbassato a 300), il tetto massimo all’afflusso dei rifugiati che poi passano in Serbia. I rifugiati ammassati sul lato greco del confine sarebbero al momento circa 15 mila.

La decisione di irrigidire i controlli da parte dei Paesi della ex Iugoslavia ricadrà interamente sulla Grecia e sulla Turchia, ma anche sull’Albania dove le autorità ipotizzano che dopo la chiusura del confine tra Grecia e Macedonia, il flusso dei profughi potrebbe dirigersi verso il punto di confine di Kakavija, lo stesso usata dai trafficanti nei mesi precedenti.

Come abbiamo scritto su Formiche.net, la polizia di stato albanese e le autorità locali hanno preparato un riparo per circa cinquemila profughi in edifici pubblici, tende o container. Negli ultimi giorni circa 450 gli agenti di polizia albanesi sono stati dispiegati alle frontiere orientali per operazioni di pattugliamento. In questi operazioni la prossima settimana si affiancheranno anche agenti di polizia italiana.

I primi ad arrivare saranno gli istruttori di polizia ed esperti di anti-terrorismo, ma anche fornitura di attrezzature moderne per il controllo e la sorveglianza di oltre 300 chilometri di frontiera. Per facilitare la disponibilità di dati accurati relativi ai rifugiati, la Polizia di Stato albanese prevede di tenere un registro delle loro identità e impronte digitali. Tutto questo è stato concordato in un incontro tra i ministri dell’Interno italiano, Angelino Alfano, e quello albanese, Sajmir Tahiri, due giorni fa a Roma.

L’assistenza, in particolare di risorse umane, è stata una richiesta del ministro degli Interni albanese: vuole gli italiani perché hanno una migliore esperienza in questo campo, affinché presenzino a tempo indeterminato sui confini terrestri albanesi.

Una ripresa dei flussi di migranti dall’Albania all’Italia sarebbe un ritorno al passato, un ventennio dopo i gommoni e i barconi di albanesi che attraversavano le 50 miglia di Mar Adriatico in fuga dal caos in cui era sprofondato il Paese dopo la caduta del regime comunista. Il premier albanese Edi Rama, in una conferenza stampa a Tirana con l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini, ha dichiarato: “Non alzeremo muri, ma nemmeno potremo accogliere tutti. Non abbiamo la forza economica per sostenere da soli questa emergenza. Ma faremo la nostra parte”.


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