Prima qualche rumors, poi qualche passa parola tra gli addetti, ora rimbalzi seppure soffusi sulla stampa. Oggetto: governo e Bankitalia spingono Intesa Sanpaolo a intervenire nel Monte dei Paschi di Siena, la banca presieduta da Massimo Tononi e guidata dall’amministratore delegato, Fabrizio Viola.
IPOTESI E SCENARI
Beninteso, si è ancora nel campo delle ipotesi e delle supposizioni. O forse degli scenari, come quello che potrà vedere il ministero dell’Economia di raggiungere il 7% del capitale del Monte dei Paschi di Siena, dall’attuale 4 per cento, per effetto di questa operazione: il possibile pagamento in azioni degli interessi residui sui Monti Bond, secondo quanto hanno detto all’agenzia Reuters due fonti che seguono il dossier.
IL TESORO IN SALITA NEL MONTE
Ma un altro scenario è quello prospettato lunedì scorso da Affari & Finanza, il dorso di economia del quotidiano la Repubblica. Il dossier Mps è tornato di stringente attualità anche a Palazzo Chigi, con il premier Matteo Renzi intento a segnalarlo ai due possibili cavalieri bianchi: Cdp e Intesa Sanpaolo, ha scritto Giovanni Pons del quotidiano diretto da Mario Calabresi.
LA FRASE DI GUZZETTI E L’ATARASSIA DI MESSINA
“Io non ho nulla sul tavolo”, ha detto ieri Giuseppe Guzzetti, presidente di Cariplo, una delle fondazioni azioniste della Cassa depositi e prestiti controllata dal Tesoro e presidente dell’Acri, l’associazione che riunisce le fondazioni bancarie. Anche perché, secondo ambienti creditizi, l’istituto guidato dall’ad, Carlo Messina, è l’unico soggetto italiano in grado di intervenire nel dossier Mps. “Finora – ha scritto oggi il quotidiano Il Sole 24 Ore – il management del gruppo ha respinto i segnali, pur informali, che sarebbero arrivati sia da parte della Vigilanza che da parte della politica, ma il destino della terza banca italiana per attivi resta una priorità per molti”.
LE PAROLE CHIARE DI MUCCHETTI
Più chiare e circostanziate sono le affermazioni di Massimo Mucchetti, giornalista e saggista, per anni cronista di economia e finanza sia all’Espresso che al Corriere della Sera. Ora da senatore, Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato, dice: “Dal governo vengono pressioni su Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo affinché si prendano in carico la patata bollente Mps”. E’ quello che sostiene oggi Mucchetti in una intervista con Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto Quotidiano. “Mps- ha aggiunto Mucchetti – non è messo male come dice la Vigilanza europea, ma non è un gioiello. Fa bene Intesa a starne fuori. Cdp, poi, avrebbe difficoltà a intervenire. La Vigilanza considererebbe il gruppo finanziario integrato e sarebbero dolori”. Mucchetti poi ricorda che “Cdp è già oggi sottocapitalizzata con 20 miliardi di patrimonio, 30 di partecipazioni e un utile tagliato dal governo”. Mucchetti ha poi fatto riferimento al fatto di aver letto di “riunioni fiorentine” tenute per stabilire la prossima presidenza di Intesa Sanpaolo. Con tutta probabilità si riferiva a un articolo di Dagospia in cui si raccontava che il 21 dicembre scorso Marco Carrai, Gian Maria Gros-Pietro e Francesco Profumo si siano riuniti per decidere il futuro di Banca Intesa nella casa fiorentina dell’avvocato Umberto Tombari, presidente dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze che fa parte del gruppo Intesa. Un ente i cui destini sono stati sempre molto cari a Carrai, come raccontò il quotidiano il Foglio.