Barack Obama aveva detto che, se un giorno fosse atterrato a Cuba, avrebbe incontrato i dissidenti cubani. Nell’agenda del viaggio del presidente americano all’isola è previsto martedì 22 un incontro con la società civile e diversi dissidenti. Ma anche prima di atterrare a La Habana, gli oppositori del regime al governo cubano hanno voluto ricordare a Obama la promessa, con diverse proteste e manifestazioni a favore dei diritti umani.
“NON È DIVERTENTE”
“Obama, viaggiare a Cuba non è divertente. Non più violazione dei diritti umani”, si leggeva in uno dei cartelloni delle Damas de blanco, organizzazione storica formata da mogli, madri e sorelle di alcuni prigionieri politici arrestati durante la Primavera nera del 2003, che hanno protestato domenica a La Habana. Il presidente cubano aveva partecipato il fine settimana a un noto programma umoristico della tv statale cubana, e lo “scherzo” non è piaciuto a molti di loro. La polizia cubana ha arrestato decine di donne durante la protesta.
CLIMA DI REPRESSIONE
Il portavoce della Commissione di diritti umani e riconciliazione nazionale, Elizardo Sánchez (invitato anche lui a incontrare Obama) ha lamentato “il clima di repressione politica che si vive a poche ore dall’attesissima visita di Obama”. Elizardo Sánchez vuole spiegare a Obama “la situazione di repressione e l’importanza del sostegno morale e umano agli oppositori che deve essere internazionale”. Lamentò che molti leader sono venuti a Cuba, come il presente francese François Hollande e il Papa, “e non hanno provato a riunirsi con i dissidenti. Hollande è stato un disastro, il Papa non si è interessato per niente”. Il governo cubano, secondo il leader della commissione, non vuole fare riforme vere: “Vuole prendere il più possibile in cambio di nulla”.
LA VOCE DEI DISSIDENTI
La voce degli oppositori al regime dei fratelli Castro si è fatta sentire negli ultimi anni a livello globale, anche grazie all’immediatezza dei social network e internet. In un’intervista alla Cnn in spagnolo, Obama ha detto: “Non vogliamo farci troppe illusioni che il regime dei Castro, o Cuba, cambierà da un giorno all’altro, ma le politiche approvate per aumentare i viaggi, gli scambi commerciali, l’invio di denaro di famigliari cubano-americani, tutto il lavoro che stiamo facendo per allargare le telecomunicazioni, l’accesso a internet e le opportunità imprenditoriali, tutto questo avrà un’accelerazione nei prossimi anni”.
LA POPOLARITÀ DI OBAMA
Le aspettative sono molto alte. Come racconta la blogger cubana Yoani Sánchez, direttrice del quotidiano online 14ymedio e uno dei personaggi più influenti del 2008 secondo il Time, a Cuba questo lunedì mattina la gente ha lasciato da parte “le conversazioni sul prezzo degli alimenti, le lamentele per il collasso del trasporto e i disagi della città per le misure di sicurezza” durante la visita di Obama. Nelle strade sono tornate le barzellette per ridere dell’ospite. “I simboli sono dalla parte di Obama – ha spiegato Sánchez in un editoriale pubblicato su 14ymedio -. Per la popolazione nera e meticcia l’arrivo di Obama ricorda quanto può essere lontano l’arrivo alla presidenza cubana per molti di loro. C’è una generazione bianca al potere da più di mezzo secolo a Cuba, che dirige i destini di un popolo con tutti i colori di pelle. Ma nei quartieri popolari l’inquilino della Casa Bianca ha molti simpatizzanti, proprio in quelle zone dove la popolarità della Piazza della Rivoluzione sta crollando”.
LA CROCE DELLA SPERANZA
L’attenzione per Obama a Cuba, secondo Sánchez, è eccessiva: “La gente vuole di San Obama molti miracoli. Hanno posto candele nell’altarino e hanno chiesto in una preghiera che porti la prosperità promessa da altri mezzo secolo fa. Per molte famiglie, il più grande miracolo si riassume così: trovare facilmente cibo, un desiderio espresso in tutte le strade… Obama arriva a La Habana il primo giorno della Settimana Santa”.
LE VACANZE DI OBAMA
Per il giornalista Andrés Oppenheimer, il viaggio di Obama (con partita di baseball insieme a Rául Castro inclusa) è prematura e pianificata in modo sbagliato. Oppenheimer è stato grande sostenitore della ripresa dei rapporti diplomatici tra Cuba e Stati Uniti, ma ricorda che il 14 dicembre del 2015 “Obama disse che non sarebbe andato a Cuba finché le condizione dei diritti umani nell’isola fossero migliori. E non è stato così”.
“Obama dovrebbe limitarsi a riattivare i rapporti con Cuba, non farsi amico del regime – ha scritto Oppenheimer in un articolo sul Miami Herald intitolato “Le vacanze di Obama a Cuba”: “Sono cose diverse. Va bene che Obama arrivi all’isola per migliorare le relazioni politiche ed economiche, come gli Stati Uniti hanno fatto con la dittatura cinese. Ma posare sorridente insieme a Castro in un evento sportivo è un’altra cosa… La mia opinione: Obama sera ansioso di visitare Cuba prima della fine del mandato per farsi la foto e passare alla storia – come Nixon quando è andato in Cina – come il presidente degli Stati Uniti che cominciò a stringere i legami con l’isola”.