La Pasqua di resurrezione ha ispirato la politica italiana nel momento più alto della sua fase fondativa.
Era il dicembre 1847 quando Cavour diede vita al quotidiano Risorgimento, termine che – ancora lontano dalla accezione storiografica dei nostri giorni – lo statista piemontese preferiva a quello di Rivoluzione abusato da Mazzini e a quello di Rinnovamento propugnato da Gioberti.
Il 10 aprile 1848, l’occasione delle festività di Pasqua è propizia per ispirare al Cavour una metafora che impregnerà per sempre la parola Risorgimento: l’Italia è chiamata a risorgere a nuova vita, resuscitare, così come per i Cristiani è avvenuto con il Cristo stesso.
Ho ritrovato questa nota, tempestivamente pasquale, nella Storia del Pensiero politico italiano di Luigi Salvatorelli, edizione del 1942. Lo storico – poi tra i fondatori del Partito D’Azione – procede per schemi sui quali potremmo calare, con qualche azzardo, l’accetta: di tanta articolazione politica, nell’Italia moderna c’è a monte la contrapposizione costante tra estremisti e moderati, tra radicali e riformisti.
Cavour e Salvatorelli, in momenti diversi, furono all’avanguardia dei contemporanei e puntarono su riforme fortissime, pur ancorati all’area liberale, liberaldemocratica. C’è da unirsi ai loro auspici e rinnovare gli auguri di Pasqua che Cavour scrisse 168 anni fa: l’Italia, per contrastare la deriva dell’antipolitica, sappia ancora risorgere e sorprendere.