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Perché è demenziale criminalizzare i pensionati

Di Stefano Biasoli e Carlo Sizia

Seconda parte dell’intervento pubblicato ieri.

In definitiva, Boeri and Co. rilanciano l’idea di incrementare l’occupazione degli “under 29” ed “over 55” attraverso la creazione di un “Fondo di sostenibilità intergenerazionale” di 5-7 mld/anno da finanziare con incentivi fiscali permanenti e modulati pro-occupazione (in sostituzione delle attuali risorse dedicate, provenienti dalla fiscalità generazionale).

Proposte affrettate e inaccettabili.

Infatti:

  • Tale proposta si porrebbe in preoccupante continuità con le tesi dei professori Tito Boeri e Tommaso Nannicini (rispettivamente presidente Inps e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, entrambi nominati da Renzi), cioè togliere risorse e ricchezze dai conti genuinamente previdenziali per alimentare interventi socio-assistenziali, di competenza della fiscalità generale;
  • La proposta risulta in piena contraddizione con quanto sostenuto, ragionevolmente, in tutto il 3° rapporto sul sistema previdenziale (a cura del gruppo guidato da Alberto Brambilla);
  • Il contributo di “sostenibilità intergenerazionale” inciderebbe su tutte le prestazioni, anche assistenziali, generate dal metodo retributivo, non solo sulle pensioni oltre una certa soglia. E tuttavia si tratterebbe di contributi irrisori sui trattamenti di minore importo ed elevatissimi sulle pensioni di maggiore consistenza;
  • Si toglierebbero denari senza far riferimento all’attuale, ingiusto, carico fiscale sulle pensioni;

Val la pena di ricordare alcuni numeri “fiscali”: 28,4 mld di tasse per i pensionati privati Inps; 14,5 miliardi per i pensionati ex Inpsdap ed ex Enpals;  i dipendenti pubblici (16% del totale) pagano il 34% di tutte le tasse. Circa 7 milioni di pensionati praticamente non pagano imposte (fino a 2 volte il minimo Inps); 3,7 milioni pagano un’imposta modestissima.  In pratica il 30% dei pensionati sostiene l’intero carico fiscale, ed in gran parte si tratta proprio degli 800.000 pensionati sopra i 3.000 € lordi/mese (o ancor più dei 485.000 sopra le 8 volte il minimo Inps, cioè sopra i 4.000 € lordi/mese);

  • Si tratta proprio di quei pensionati che negli ultimi 9 anni (periodo 2007-2015) hanno visto la indicizzazione della loro pensione azzerata negli anni 2008, 2012 e 2013 e praticamente più che dimezzata negli anni successivi (fino al 2018), con perdita permanente finora del 7,5% della loro pensione solo per la de-indicizzazione, a cui si aggiunge una perdita analoga per effetto delle addizionali Irpef comunali e regionali intervenute nel corrispondente periodo;
  • E così, i pensionati oltre le soglie anzidette (6-8 volte il minimo Inps), hanno avuto una perdita mensile netta del rateo delle loro pensioni da non meno di 500 € mensili a più di 1.000 € mensili (a seconda dell’importo delle loro pensioni). Le perdite sono ancora maggiori per chi abbia dovuto subire l’esproprio del cosiddetto “contributo di solidarietà”, introdotto dal governo Berlusconi e ribadito con prelievi ancora maggiori dal governo Letta (nonostante la sentenza 116/2013 della Corte costituzionale ne abbia sancito l’incostituzionalità), per i percettori di pensione oltre le 14 volte il minimo Inps.
  • La conseguenza degli interventi anzidetti è che le pensioni oltre le 6-8 il minimo Inps negli ultimi 9 anni non solo non hanno mantenuto il loro potere reale di acquisto, ma addirittura hanno visto diminuire il loro valore nominale originario. In particolare, delle proposte di Boeri e Nannicini (che limitano le penalizzazioni permanenti sulle pensioni solo incidendo su quelle di maggior importo) tutto si può dire, tranne che possano essere definite “eque”;
  • I pensionati italiani non hanno benefici fiscali sul loro reddito previdenziale, tassato al pari degli altri redditi, mentre sarebbe ragionevole e doveroso, oltre i 70 anni, ridurre proporzionalmente il carico in funzione dell’età e del livello certificato di autosufficienza, fino ad azzerare le tasse oltre gli 85 anni;
  • Anche se si azzerassero (come giusto) i vitalizi e i privilegi che non hanno ragione di essere, perché privi di base contributiva adeguata, i risparmi indotti sul complesso del nostro sistema previdenziale non sarebbero decisivi, senza separare l’assistenza dalla previdenza (e le pensioni di reversibilità sono certamente previdenza), senza debellare evasione fiscale e contributiva attraverso una riforma efficace del nostro sistema tributario, e senza accelerare su occupazione, produttività e crescita. Il problema grave è che per decenni si sono “regalate” pensioni a chi non ha contribuito (mai) e/o che ha evaso (quasi sempre);
  • Stupisce, infine, che Boeri non capisca che la sua reiterata proposta possa evitare le censure della Corte costituzionale, con riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione (solidarietà ed uguaglianza), 36 (proporzionalità tra retribuzione e pensione e ragionevolezza), 38 (adeguatezza nel tempo delle pensioni), 53 (universalità e progressività dei prelievi tributari a carico dei cittadini, al di là del nomen juris attribuito ai prelievi forzosi sulla previdenza);

Di fronte alle proposte anzidette diciamo, con orgoglio e consapevolezza, “noi abbiamo già dato”, “basta rubare dalle tasche dei pensionati”, “sono proprio le pensioni medio-alte quelle che hanno una migliore base contributiva”, “il gioco perverso delle agevolazioni e penalizzazioni per fasce d’importo, ha fatto sì che chi ha svolto un lavoro più qualificato ed ha avuto maggiore retribuzione e contribuzione, si trovi poi ad avere, spesso, una pensione di misura inferiore”.

È invece più che ragionevole la proposta di riforma del nostro sistema fiscale (anche al fine di contrastare il cancro dell’evasione) introducendo il cosiddetto “contrasto di interessi”, cioè la possibilità per ogni famiglia di dedurre 5.000 €/anno di spese (ad esempio, per l’idraulico, la pettinatrice, la manutenzione della casa, l’elettricista, il meccanico, la collaboratrice domestica ad ore, ecc.) così da ricavare una sorta di quattordicesima mensilità (1.650 € su 5.000 € di deduzione, nel caso di un’aliquota marginale del 33%).

Con i risparmi fiscali anzidetti si potrebbero alimentare spese virtuose, ad esempio a favore della previdenza complementare, della non autosufficienza, dell’assistenza sanitaria integrativa, ecc., usufruendo nel frattempo anche delle ulteriori agevolazioni fiscali previste (5.164,57€ per il versamento ai Fondi pensione; 3.600€ per l’assistenza sanitaria integrativa; 550 € per altre forme di welfare, tipo asilo-nido, colonie, borse di studio, ecc.).

Insomma, non è più tempo di soluzioni palliative e di interventi preelettorali (bonus degli 80€, 500€ ai 18 enni ai fini di “cultura”, ecc.), o di ammiccare agli evasori ampliando fino a 3.000€ l’uso del contante, ecc.

Non si possono più aggirare i problemi, mentre è demenziale criminalizzare i pensionati che hanno lavorato e contribuito correttamente, come non si può fomentare odio ed invidia sociale al grido di Fausto Bertinotti “anche i ricchi (o meno poveri) devono piangere”, infatti l’ideologia cattocomunista, fatta di demagogia, populismo e pauperismo, non ha prodotto, e non può che produrre, macerie.

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