Grazie all’iniziativa del conservatorio di Firenze ‘Luigi Cherubini’ ed ad alcuni sponsor, è arrivata da qualche settimana l’edizione integrale in traduzione italiana del libro Petr Eben la vita e le opere del compositore ceco, canto di un intero popolo e messaggio all’umanità di Kateřina Vondrovicová (Zecchini Editore, € 20). Petr Eben (1929-2007) non è stato solamente uno dei più prolifici e maggiori musicisti dell’Europa Centrale del Novecento (meno eseguito ed ascoltato in Italia di quanto meriterebbe, pure a ragione di una cultura ideologica che ha dominato per decenni) ma la sua vita è stata un vero e proprio “ritratto del coraggio”, per parafrasare il titolo di una raccolta di biografie del Presidente americano John F. Kennedy.
Nato in Boemia, cattolico ma di padre ebreo, nella neonata Repubblica Cecoslovacca era appena un bambino quando le armate tedesche traversarono le frontiere ed occuparono il Paese. Agli ebrei venne vietato anche di ascoltare la radio e suo padre insegnante, fu costretto a lavorare in una miniera di carbone. Impeditogli di andare a scuola, con suo fratello cominciò a suonare a quattro mani sul pianoforte di casa parafrasi di tutte le sinfonie di Mozart, Haydn, Schumann, Beethoven. Dato che il padre suonava il violino e il fratello il violoncello, le serate erano costellate da trii che ravvivano la miseria. Da lì, passò all’organo della Cattedrale locale. Nell’ultimo anno di guerra lui e il fratello vennero internati a Buchenwald. A poche settimane dalla fine della guerra, vennero condotti alla disinfestazione in quella che era una camera a gas. Era il Venerdì Santo del 1945. Allora, Petr Eben convinto di stare per essere ucciso sentì che “se qualcosa diverso dall’acqua sarebbe uscito dalle docce sarebbe entrato in una nuova vita”. Fortunatamente, uscì acqua e dopo la fine della guerra poté riprendere gli studi. Diventò professore di musicologia all’università, ma i nuovi potenti (comunisti) guardano con diffidenza un cattolico il cui stile, pur sul solco di Dvořâk, Janáček, Martinů, aveva un originale trattamento dell’armonia, un eccellente senso del ritmo, un’inesauribile inventiva tematica ed una capacità di coniugare il Canto Gregoriano con la musica contemporanea. Altri anni difficili anche perché la sua musica era molto apprezzata in occidente. Eben ottenne la cattedra di composizione, dovutagli da anni, solo dopo la fine del regime comunista, che non celava di disprezzare. Ma era troppo apprezzato nel mondo per potere essere perseguitato più di tanto. Il suo ricco catalogo è considerato ‘patrimonio dell’umanità’.
Il libro è diviso in due parti. La prima è una biografia dettagliata, scritta in modo spigliato e per molti aspetti affascinante. La seconda è una panoramica delle opere secondo i generi, sia in successione cronologica sia in ordine alfabetico
Un libro da non perdere, non solo per conoscere meglio Eben ma per comprendere l’evoluzione dell’Europa centrale nel ‘secolo breve’.