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Cosa succede davvero al Pil italiano

La seconda lettura del PIL italiano nel 4° trimestre 2015 ha confermato lo 0,1% t/t della prima stima. In pratica, la ripresa ha gradualmente perso slancio nel corso dell’anno, dallo 0,4% del primo trimestre allo 0,3% del secondo allo 0,2% del trimestre estivo, fino alla crescita di appena un decimo a fine anno.

La tendenza annua è stata anch’essa confermata, all’1% (da 0,8% precedente). Si tratta di un record da 4 anni e mezzo. Peraltro, il dettaglio delle componenti è incoraggiante, in quanto:

1) I consumi privati sono cresciuti per il decimo trimestre consecutivo, sia pure a un ritmo meno brillante rispetto all’estate (0,3% da 0,5% t/t). La crescita annua dei consumi è accelerata all’1,3% (da 1,1%), confermandosi superiore a quella del PIL e toccando un massimo degli ultimi 5 anni;

2) Gli investimenti sono saliti di 0,8% t/t (da 0,2% precedente) e di 1,6% a/a (da 0,8% precedente: si tratta di un record dall’inizio della crisi ovvero dal 2° trimestre del 2007). Mentre la spesa in macchinari e attrezzature è calata come previsto (di -0,1%, da -0,4% t/t del 3° trimestre), gli investimenti in mezzi di trasporto hanno mostrato un’accelerazione (a 8,7% da 4,9% precedente), e, soprattutto, si è registrata un’espansione per il secondo trimestre consecutivo (non era mai accaduto negli ultimi 8 anni) per gli investimenti in costruzioni (+0,9% t/t): su base annua, il settore è tornato in territorio positivo come non accadeva da più di 8 anni, a +0,9% (un massimo dal 2° trimestre del 2007);

3) Il commercio con l’estero ha sottratto come atteso un decimo alla crescita, ma in un contesto di ripresa per entrambi i flussi commerciali: l’export si è espanso dell’1,3% contro l’1% dell’import;

4) Le scorte hanno frenato significativamente il ciclo (-0,4% t/t), dopo aver dato un contributo positivo (in media pari a +0,3%) nei primi tre trimestri dell’anno; in altre parole, al netto dei magazzini il PIL sarebbe cresciuto di +0,5% t/t, con un contributo della domanda domestica finale di +0,4% t/t (si tratta di un massimo da oltre 5 anni).

In sintesi, il calo della domanda domestica evidenziato dall’Istat in occasione della prima stima era dovuto, come segnalavamo, all’effetto delle scorte, al netto delle quali la domanda interna ha dato un contributo alla crescita ben superiore a quello del commercio con l’estero. In altre parole, il dato non contraddice la nostra tesi secondo cui il ciclo è al momento trainato dalla domanda interna (principalmente per consumi), mentre gli scambi con l’estero potrebbero tornare a frenare il ciclo già nel trimestre corrente.

La crescita media annua del PIL risultante dai dati trimestrali (corretti per i giorni lavorativi) è risultata pari a 0,6% (0,64%) nel 2015. Ciò non è in contrasto con la stima di PIL annuo in crescita di 0,8% (0,76%) rilasciata lo scorso 1° marzo dall’Istat in quanto la differenza è di poco più di un decimo di punto percentuale, il che è spiegato proprio dai 3 giorni lavorativi in più del 2015 rispetto al 2014.

In prospettiva, riteniamo che la crescita del PIL possa rafforzarsi nel trimestre in corso. Infatti, se come detto gli scambi con l’estero potrebbero tornare a frenare il ciclo, viceversa è visto se non altro attenuarsi il significativo freno dalle scorte registrato a fine 2015. La crescita sia dei consumi che degli investimenti dovrebbe proseguire e in particolare, per quanto riguarda i secondi, è attesa una ripresa, dopo il calo della seconda metà del 2015, per la spesa in conto capitale delle aziende in macchinari e attrezzature. Per quanto concerne il dettaglio settoriale, ci aspettiamo che il settore manifatturiero torni a contribuire al valore aggiunto, mentre dovrebbe proseguire l’espansione nei servizi.


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