Ben Carson dà il suo appoggio a Donald Trump; Topolino volta le spalle in Florida a Marco Rubio. Senz’altro, rischia di avere più impatto la presa di posizione del personaggio simbolo della Disney, che a Orlando ha centri d’attrazione visitatissimi dagli americani e noti in tutto il Mondo.
L’ex rivale ed ex neurochirurgo, ora guru, l’unico nero che ha partecipato alla corsa repubblicana, dà l’endorsement allo showman in nome dell’unità del partito (buffo, detto da due che non ne hanno mai fatto parte).
E i repubblicani vanno metabolizzando che il magnate possa essere il loro uomo: Reince Preibus, capo del partito, dice che “sosterremo in modo unitario chiunque vincerà la nomination”. Una frase pronunciata sul palco dell’ultimo dibattito fra i candidati repubblicani, giovedì sera. Che, per la prima volta, è stato più pacato di quello tra i candidati democratici, mercoledì sera.
“È l’ora di unire il partito dietro il candidato che batterà Hillary Clinton e riconsegnerà il governo alle persone”, ha detto ieri a Palm Beach Carson, che era accanto a Trump. “Molti si battono per cambiare Washington, ma Donald è un leader che vede le cose dal di fuori, ha una visione, ha gli attributi e l’energia necessaria per fare il presidente”.
Nonostante l’endorsement di Carson, già anticipato sul palco del dibattito giovedì notte, la giornata di Trump è stata agitata e s’è conclusa con decine di arresti a suoi comizi a St. Louis nel Missouri e a Chicago nell’Illinois, dove l’evento previsto è stato annullato, ufficialmente per eccesso d’affluenza e questioni di sicurezza, anche se la polizia nega minacce al magnate dell’immobiliare.
Quel che emerge è una reazione, soprattutto da parte dei neri e degli ispanici, alla polarizzazione delle posizioni portata nel dibattito da Trump e ai suoi attacchi contro gli immigrati, specie dopo l’ultima proposta di sospendere la ‘carta verde’.
In Florida, invece, dove martedì Rubio si gioca tutto, la Disney prende posizione contro il senatore, che l’ha chiamata in causa per avere licenziato 250 lavoratori sostituiti con immigrati specializzati. Piccata e puntigliosa la reazione: “Negli ultimi cinque anni – ha detto la Disney – abbiamo creato oltre 18mila nuovi posti di lavori negli Stati Uniti e almeno cento delle persone licenziate sono state reintegrate in altre posizioni”. La polemica non giova a Rubio, già in difficoltà nei sondaggi, nell’imminenza delle primarie di martedì nello Stato.
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