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Susan Sarandon, democratica, ma incerta tra Hillary e Trump

Susan Sarandon, icona liberal del cinema americano, a Hillary Clinton gliel’ha proprio giurata: stella di sinistra nel firmamento di stelle di Hollywood, generalmente democratico, non solo fa campagna per Bernie Sanders, ma non è neppure sicura che, l’8 novembre, voterebbe l’ex first lady se non altro per fermare Donald Trump.

Sarandon a parte, il mondo dello spettacolo resta però accanto alla Clinton, come testimoniano l’endorsement della rivista Rolling Stone e l’attivismo di George Clooney. E leader internazionali continuano a spendersi pro Hillary, in funzione anti-Trump, come l’ex presidente del Messico Vicente Fox, che affida all’ex first lady il compito di “salvare” gli Usa dal magnate dell’immobiliare, che potrebbe fare scoppiare “una guerra commerciale”.

Intervistata dalla Msnbc, Sarandon, 69 anni ben portati, ammette che Sanders “probabilmente incoraggerebbe la gente a sostenere la Clinton, se perdesse” le primarie. Ma lei pensa che “molti sono su una posizione del tipo ‘Mi spiace ma non posso spingermi a farlo’”, cioè a votare Hillary. E al giornalista che le chiede che cosa farà lei, se l’alternativa sarà tra la Clinton e Trump, risponde: “Non lo so. Vedrò quando sarà il momento”.

L’attrice non ne può più dello ‘status quo’ rappresentato dalla Clinton, non vuole un candidato che accetta fondi dall’industria petrolifera, dai colossi farmaceutici e da Wall Street ‘tout court’ e che votò per l’invasione dell’Iraq quand’era senatrice dello Stato di New York. Per la Sarandon, più che venire da Trump, il male è una situazione in cui “la polizia è militarizzata, le prigioni privatizzate, c’è la pena di morte, il salario minimo è basso, i diritti delle donne sono costantemente minacciati”.

La scelta pro Hillary è invece spiegata da Jann S. Wenner, co-fondatore di Rolling Stone, perché “idealismo e onestà sono qualità cruciali – un onore delle armi a Sanders – ma voglio anche qualcuno con esperienza che sappia come battersi con durezza”. “E’ difficile non apprezzare Sanders – scrive Wenner – ma essere un candidato della rabbia” e dello scontento “non basta”. Hillary è “il candidato più qualificato alla presidenza dei tempi moderni, come lo era Al Gore”, che fu battuto da George W. Bush nel 2000.

Sanders, intanto, definisce “oscena” la cena per raccogliere fondi organizzata da George e Amal Clooney il 15 aprile nella Bay Area di san Francisco in California: due posti al tavolo principale costeranno oltre 350 mila dollari, cioè “il 400% del reddito medio d’un cittadino di San Francisco”. Intervistato dalla Cnn, Sanders non critica Clooney, di cui si dice “un fan”, ma “il sistema corrotto di finanziamento della campagna elettorale”: “i grandi finanziatori hanno un peso sproporzionato sul processo politico”.

I Clooney non si limitano a organizzare l’evento ‘pro Hillary’ del 15 in California: il giorno dopo, ci sarà un’altra cena, partecipare alla quale costerà ‘solo’ 33 mila dollari. Nel Golden State, le primarie saranno il 7 giugno, con in palio 475 delegati democratici: il bottino più grosso per lo Stato più popoloso.



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