L’ultimo grave episodio terroristico di Bruxelles getta nello sgomento l’opinione pubblica anche perché non è facile opporre a queste carneficine una risposta che sia in grado di tranquillizzare la gente. Viviamo in sistemi tecnologicamente e funzionalmente molto complessi e perciò anche facilmente vulnerabili perché la loro complessità include interstizi nei quali i malintenzionati organizzati possono facilmente infilarsi per provocare danni devastanti.
Per battere il terrorismo delle Br, dovette mobilitarsi lo Stato italiano, con tutti i mezzi a sua disposizione, per almeno dieci anni. Eppure i brigatisti erano pochi, disponevano di mezzi rudimentali (in sostanza, le pistole P38) e soprattutto si muovevano in modo prudente e circospetto perché temevano di essere catturati e soprattutto uccisi. I terroristi islamici invece, oltre a disporre di un retroterra (sociale e finanziario) molto vasto, hanno anche il grande vantaggio (per le loro azioni, non per le conseguenze ai nostri danni) di desiderare di morire.
Ma il successo contro le Br quando fu e come avvenne? Non grazie all’attività della Polizia e della magistratura (che pure fu importantissima) ma solo quando, dopo l’omicidio del sindacalista della Cgil di Genova Guido Rossa, avvenuto il 24 gennaio 1979, e soprattutto dopo il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, fu chiaro a tutti, anche alle forze della sinistra cocciuta o di estrema sinistra, che i Br non erano terroristi neri mimetizzati da rossi, né compagni che sbagliavano, ma erano solo dei delinquenti politici. Da quel momento la Polizia e la magistratura (anche grazie alla legge premiale sui pentiti) poterono operare molto più efficacemente fino a sradicare completamente questa mala pianta politico-sociale.
A maggior ragione la risposta al terrorismo islamico non può quindi essere solo poliziesca e giudiziaria (anche se, ripeto, questi due fronti sono importantissimi) ma deve essere geopolitica. Come con le Br, tutti i paesi che sinceramente vogliono spegnere il terrorismo islamico, che ormai è diventato troppo direttamente pericoloso anche per il mondo sviluppato, debbono superare i vecchi schemi e unire le loro forze come fecero a suo tempo per sconfiggere Hitler. Anche allora, in vista del traguardo più importante, che era la sconfitta del nazismo, si misero assieme il diavolo (l’Urss di Stalin) con l’acqua santa (gli Usa di Franklin Delano Roosevelt).
L’estremismo islamico lo si può sconfiggere (o almeno contenere) solo se Europa, Usa, Russia e Cina uniscono le loro forze per farlo fuori. Purtroppo, i precedenti sono sconsolanti. Certi paesi (e mi riferisco a Usa, Francia e Uk) sono così preparati e informati sulle cose del mondo (e lo sono sul serio, in base ai dossier estremamente esatti che posseggono e che, molto probabilmente, questi leader non leggono) da comportarsi, in concreto, come se fossero dei perfetti cretini. Se ponessimo alla famosa casalinga cinquantenne di Voghera questo quesito: cosa farebbe, signora, se sapesse che una forza terroristica islamica sta conquistando la Siria per costruire, in quel paese, il Califfato con il quale diffondere lo stato di terrore prima in Medio Oriente e poi nel resto del mondo? Bombarderebbe il dittatore siriano Assad o bombarderebbe (se proprio ha voglia di sganciare degli ordigni) i terroristi dell’Isis? La risposta più prudente sarebbe stata: non aiuterei i tagliateste dell’Isis. E invece, se non ci fosse stato Putin (santo subito) che disse ai francesi: «Se fate alzare i vostri jet militari, noi facciamo alzare i nostri caccia contro i vostri», la Francia, e poi subito di seguito l’Uk e gli Usa con il codazzo della Nato (che, non si sa a che titolo e con che legittimità dovesse muoversi) avrebbero bombardato le truppe di Assad spianando così all’Isis la via per Damasco. Insomma una decisione da dementi autolesionistici.
La strategia geopolitica da adottare (non facile da realizzare con un presidente degli Usa dimezzato come Obama perché sta uscendo dalla Casa Bianca per imminente fine di mandato) è più importante di quella militare. Essa deve partire dal fatto che la divisione fra partiti comunisti e no è un retaggio ammuffito del secolo passato. Oggi invece il pericolo più grosso è il terrorismo islamico, nei confronti del quale le grandi potenze (Usa, Europa, Russia e Cina) hanno interessi comuni e convergenti. Bisogna quindi usare questa convergenza planetaria per stanare definitivamente i paesi islamici dalla doppiezza che essi hanno sinora tenuto nei confronti del terrorismo con la mezzaluna. A una potenza planetaria come gli Stati Uniti, che sono riusciti a far eliminare il segreto bancario da parte della Svizzera (che pure era un suo fiore all’occhiello, scritto addirittura nella sua Costituzione, oltre che nei suoi affari di sempre), non dovrebbe essere difficile, soprattutto se spalleggiati dalle altre grandi potenze, guardare negli occhi alla forte, ma anche traballante, leadership dell’Arabia Saudita, imponendole di smetterla con il doppio gioco con i tagliagole da loro sostenuti. Stesso discorso andrebbe fatto con gli emirati del Golfo, scintillanti ma anche con molte inquietanti zone d’ombra. E così con la Turchia, facendole capire che la sua funzione strategica di un tempo, con il crollo dell’Urss, è venuta in gran parte meno e quindi deve decidere da che parte stare, senza godere delle passate rendite di posizione.
Contro il terrorismo islamico, sul medio periodo, rende solo il gioco del do ut des. Le satrapie musulmane sono arroganti ma sanno anche che, oggi, esse hanno i piedi di argilla. Far loro sapere che non godranno di nessun appoggio in caso di necessità dovrebbe finire per metterle in riga, facendole uscire definitivamente dalla loro ambiguità. Ma con un’Europa divisa e rissosa, e che dispone solo dalla inesistente Mogherini, che piangendo ripropone a livello continentale la comparsata della Fornero, non si va certo molto lontano.
(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)