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Il Papa, la Pasqua, il terrorismo

Via Crucis

Ci sono due modi per incoraggiare i cittadini europei a non avere paura dopo gli attentati di Bruxelles e di Parigi. Il primo, appena indicato dalle autorità politiche del Belgio, è sconcertante: indurre ad annullare una marcia che era stata promessa e promossa per camminare a testa alta contro il terrorismo di matrice islamica. “Meglio di no, l’allarme per possibili attacchi è ancora forte”, hanno spiegato il ministro dell’Interno e il sindaco di Bruxelles, chiedendo ai manifestanti di soprassedere.

Poi c’è la scelta di Francesco, il Papa che alla vigilia di Pasqua ha assistito anche lui a una marcia, sia pure religiosa: la tradizionale Via Crucis al Colosseo, la quarta dalla sua elezione. Ma stavolta la preghiera di Francesco è diventata un durissimo atto d’accusa non solo nei toni -a cui ci ha da tempo abituati-, ma anche nelle parole, l’unica arma che un uomo di pace come lui può far valere per risvegliare gli animi. Ha ricordato, dunque, il Papa che oggi la Croce di Cristo “la vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco”. Ha puntato il dito e la voce contro il “fondamentalismo e il terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze”. E’ un’operazione-verità che il pontefice sollecita per salvare i perseguitati dalla fede, i profughi delle guerre e della fame, le vittime del terrorismo. Ma anche per smascherare “i tanti Pilati con le mani lavate”. Alludeva a quanti scappano da ogni orrore nel disinteresse dei più. Si riferiva al Mediterraneo, diventato “insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata”. Ma è un grido di dolore che colpisce al cuore l’Europa dell’indifferenza e della pavidità, che scuote quei governi che non riescono neanche a garantire sicurezza a pacifici marciatori dopo il sangue versato dai loro concittadini. Non solo i venditori d’armi o “i ladroni e i corrotti” sott’accusa. Stavolta anche i potenti impotenti.

Pasqua amara, allora, ma la via per risorgere c’è sempre: assumersi ciascuno la propria responsabilità. Dai chiodi che hanno crocifisso Gesù a quelli lanciati in aria sull’onda d’urto delle bombe esplose per dilaniare ancor più tanti innocenti da Bruxelles a Parigi: duemila anni dopo, il mondo impari almeno a non “lavarsi le mani”.

Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com


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