Mi ero ripromesso di non scrivere niente sulla questione Verdini, ma non posso proprio non dire quel che penso. Le amministrative si avvicinano e quindi inutile girarci attorno si cercano gli appoggi giusti o per non scomparire o per non fare brutta figura perdendo di quella manciata di voti che potrebbero essere determinanti, specie con situazioni traballanti come quella romana.
Credo però che accanto ai calcoli elettorali debba anche essere tenuto presente, in modo chiaro, che esistono fronti che non devono mischiarsi. Denis Verdini ha fatto i suoi calcoli, è uomo di potere, è stato al fianco di Berlusconi per tanto tempo è co-autore di tanti fallimenti politici e complice dello sfaldamento politico-morale di questo paese.
Il Partito Democratico, che nasce da esperienze molto distanti da quelle di Verdini e Berlusconi, non può e non deve imboccare la strada dell’opportunismo politico, non può e non deve sacrificare la propria identità sull’altare della governabilità, mantra ormai immancabile in ogni discussione…
Esistono visioni politiche così lontane che metterle insieme è una violenza. Una violenza per tante iscritte e iscritti al PD e per tante elettrici ed elettori. Ogni tentazione venga rispedita al mittente: Sala e Giachetti per primi devono essere chiari in questo e allontanare quanto più possibile lo spettro di questa insana alleanza. Che senso avrebbe, a questo punto, il patto firmato per le primarie di Milano se all’ultimo minuto si intrufola un gruppo come quello di Verdini, per altro inesistente sul territorio, poiché è mero ricettacolo di poltrone di comodo per un governo un po’ traballante. Cosa tratterebbe, per esempio, SEL dal dire: allora il patto è invalidato?
Verdini come libero cittadino può votare chi vuole, e così le elettrici e gli elettori che rappresenta (chi e dove mi chiedo…), ma è chiaro che è un invito ad effettuare uno scambio e a questo gioco il PD deve dire chiaramente e compattamente: no!
Insomma ci vuole pelo sullo stomaco per fare il patto col diavolo e andarci pure a letto… non è nemmeno un granché.