Le risoluzioni delle Nazioni Unite, tre delle quali emanate dal Consiglio di Sicurezza (853, 874 e 884) e due dall’Assemblea generale (19/13 e 57/298 ), si riferiscono al Karabakh come parte dell’Azerbaigian. Queste decisioni, di carattere internazionale e dal contenuto chiaro, devono essere la base fondamentale, e il punto di partenza, per ogni possibile accordo pacifico tra Armenia e Azerbajan.
Sfortunatamente, fino ad ora, le attività del Gruppo di Minsk non sono state in grado di attuare e dare compimento alle decisioni internazionali. Dal 1993 ad oggi, il Gruppo è stato impropriamente utilizzato per rimandare la soluzione dell’occupazione illegale dell’Azerbaigian da parte armena.
Una soluzione pacifica e stabile è ottenibile solo partendo dalla realtà dei fatti, così come riconosciuti e sanciti da documenti internazionali: tutti i territori della regione del Nagorno-Karabakh devono essere restituiti all’Azerbajan. Eventualmente, sarà lo stesso Azerbajan a decidere su qualsiasi forma di autonomia regionale, ma solo dopo la riunificazione territoriale.
Credo che questa posizione, semplice e chiara, non debba essere confusa con le incomprensioni di parte che talvolta si leggono sui mass media internazionali. L’attuazione delle decisioni internazionali non è solo nell’interesse dell’Azerbajan, ma della comunità internazionale tutta. Il Consiglio di Sicurezza e l’Assemblea Generale dell’ ONU hanno più volte registrato ciò che è successo e cosa è necessario fare per risolvere qualsiasi problema, non solo tra Azerbajan e Armenia, ma anche tra i paesi della regione.
Le ultime due settimane di conflitto combattuti lungo il confine, e l’accordo raggiunto sul cessate il fuoco, potrebbero essere una grande opportunità per resettare le discussioni ipocrite, e di scarsa utilità, che si sono svolte negli ultimi 23 anni. Ora è il momento di restituire il Nagorno-Karabakh al suo paese legittimo e aprire una nuova e brillante cooperazione nella regione. Solo questa nuova, giusta e realistica decisione potrebbe aprire le porte a un’era di cooperazione tra i due paesi, di cui a beneficiare potrebbe essere l’intera regione. Non si tratta di un auspicio, ma di un forte dovere per tutti i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del Gruppo di Minsk e di entrambi i paesi interessati.