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Austria, tutte le sfide nelle elezioni presidenziali

Oggi gli austriaci votano il nuovo capo di Stato, e a voler sintetizzare i sondaggi, si potrebbe dire che gli elettori hanno deciso secondo il motto  “Il nemico del mio nemico è il mio amico”. Tradotto questo significa: molti elettori del partito popolare, Övp, hanno espresso l’intenzione di dare il voto alla candidata indipendente Irmgard Griss, ex presidente della Corte d’Appello, mentre molti elettori socialdemocratici, Spö, pensano di votare il professore di economia ed ex leader dei Verdi Alexander Van der Bellen. Un dirottamento stategico si potrebbe dire, per impedire che il prossimo inquilino della Hofburg diventi Norbert Hofer, il candidato del partito liberal-populista Fpö (l’ex partito del governatore della Carinzia Jörg Haider) che, invece, ha ottime possibilità di essere uno dei due candidati che andranno al ballottaggio.

Nessuna chance viene data invece ai candidati dei due (ex) maggiori partiti, Spö e Övp, attualmente al governo con a capo il socialdemocratico Werner Faymann. Molte delle drastiche decisioni prese recentemente in materia di profughi hanno avuto a che fare non ultimo con queste elezioni. Ma la chiusura del paese a riccio, sempre più circondato da reticolati ora in fase di costruzione anche al Brennero, non ha sortito l’effetto che i due partiti si attendevano. Il candidato socialdemocratico Rudolf Hundstorfer raccoglie il 15 per cento dei consensi, mentre il popolare Andreas Khol l’11 per cento. Ultimo della partita è Richard Lugner, 83 anni, re del mattone e noto alle cronache rosa soprattutto perché all’annuale Ballo dell’Opera di Vienna invita nel suo palco sempre una star o starlette internazionale (tra le sue ospiti passate figurano Sophia Loren, Claudia Cardinale, ma anche Ivana Trump e nel 2011 Karima el Mahroug, alias Ruby rubacuori). Anche Lugner, soprannominato il Trump austriaco, non ha alcuna chance di arrivare al ballottaggio, esattamente come nel 2010, quando era sceso in campo la prima volta.

Come scrive il settimanale austriaco “die Furche”, il capo di Stato è per gli austriaci una sorta di “Ersatzkaiser”, un surrogato del Kaiser. Un surrogato che in una occasione è stato al quanto imbarazzante se ci si pensa “causa Waldheim”. Kurt Waldheim, per due mandati Segretario Generale dell’Onu, si era presentato alle presidenziali del 1986 vincendole. Poco dopo erano però trapelate notizie sul suo passato nella Wehrmacht, che lui stesso aveva però omesso nella sua biografia.

Questa volta i candidati non hanno lati oscuri, nemmeno Hofer dell’Fpö, che con i suoi 45 anni è il più giovane del gruppo. Diversamente dal suo capo di partito Heinz-Christian Strache che ama i toni forti, soprattutto se si tratta di dar contro agli stranieri, ha condotto una campagna elettorale all’insegna del politically correct. Certo anche Hofer non ha tralasciato una certa retorica anti profughi, ma meno aggressiva. I media però non si fidano del suo profilo addomesticato per l’occasione e pronosticano che il vero Hofer uscirà allo scoperto se dovesse vincere le elezioni. In quel caso potrebbe ricorrere anche a un potere, di cui fino a oggi mai nessun capo di Stato austriaco sino si è però avvalso. Il capo di Stato austriaco ha, infatti, poteri simili a quello italiano eccezion fatta per uno: l’inquilino della Hofburg può nel corso del suo mandato destituire autonomamente una volta il governo in carica, se a suo avviso questi stesse mettendo a repentaglio la sicurezza nazionale.

L’altro candidato che potrebbe andare al ballottaggio è Van der Bellen, attualmente in testa ai sondaggi. Lui difende una politica delle frontiere aperte, e giovedì, nel faccia a faccia televisivo tra i sei candidati, si è nuovamente espresso contro la chiusura del Brennero “un’arteria vitale per le relazioni commerciali e non solo italo-austriache”. Apertamente contrario Van der Bellen è anche al disegno di legge che prevede un inasprimento del diritto d’asilo. Secondo lo stesso il governo potrebbe, nel caso di un afflusso consistente di stranieri, appellarsi a uno “stato di emergenza”, e sospendere temporaneamente il diritto di richiesta d’asilo. Lo stato di emergenza potrebbe scattare con l’arrivo di 90 mila profughi. La posizione nettamente contraria a questo provvedimento ho fatto guadagnare a Van der Bellen il sostegno di molti ex elettori dell’Spö che contestano apertamente il voltafaccia di Faymann. Il cancelliere, dopo aver sostenuto in settembre il corso di Angela Merkel si è, infatti, sempre più appiattito su quello dell’ex ministro dell’Interno austriaco, Johanna Mikl Leitner.

Ma a dispetto di tutti i sondaggi, non è da escludersi una sorpresa. Griss, unica donna nella competizione, potrebbe però sparigliare i giochi, i sondaggi la posizionano, infatti, subito dietro a Van der Bellen e Hofer. In lei molti elettori dell’Övp vedono quella solidità e capacità di mantenere l’ordine, una sorta di Ersatzkaiserin, appunto, che invece a loro dire manca al candidato dei popolari Khol. Griss sembra poi piacere molto all’elettorato più giovane. E a votare il capo di Stato sono anche i giovanissimi. Dal 2007, infatti, la legge elettorale prevede che per eleggere il capo di stato basta aver compiuto 16 anni.

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