Dopo l’imponente pacchetto di marzo, la Bce può concedersi una pausa in questa fase di relativa calma sui mercati e di apparente stabilizzazione del ciclo Eurozona. Nuove misure prima dell’estate sono da escludere anche perché a giugno partiranno gli acquisti di corporate bonds, che includeranno i titoli assicurativi, e le nuove TLTRO. La Bce si è astenuta da interventi verbali sul cambio, ma Draghi ha rassicurato ancora una volta che il Consiglio rimane pronto a intervenire con tutti gli strumenti di cui dispone in caso di restringimento indesiderato delle condizioni finanziarie. La Bce ha mantenuto una retorica ampiamente accomodante alla riunione di aprile, riaffermando che “i tassi rimarranno sui livelli attuali o più bassi anche dopo la fine degli acquisti di titoli pubblici e privati”.
Come era prevedibile, Draghi si è trovato a dover difendere l’indipendenza della Bce: gli attacchi dal fronte politico tedesco degli ultimi giorni sono stati confutati sottolineando che tutto Consiglio è unanime sulla necessità di riaffermare e difendere le scelte di politica monetaria e l’adeguatezza dell’orientamento attuale. Riguardo le possibili mosse future, Draghi ha ribadito che queste saranno dipendenti dall’evoluzione dei dati domestici e internazionali nonché dei rischi politici, e tra questi anche il referendum sull’uscita della Gran Bretagna. Per il momento, ha notato Draghi, la situazione sembra essersi stabilizzata grazie alla tenuta della domanda interna. L’effetto delle azioni Bce, adottate tra giugno 2014 e marzo scorso, si vedrà con il tempo (potrebbe essere nell’ordine di un punto e mezzo sia sulla crescita che sull’inflazione nel 2015-17) e sarebbe sicuramente più forte se altre leve di politica economica fossero già attive.
Il Consiglio è dunque in vigile pausa. Draghi ha però rassicurato che qualora il contesto esterno dovesse innescare un restringimento indesiderato delle condizioni finanziarie, la Bce non esiterebbe ad agire usando tutti gli strumenti di cui dispone. Il restringimento delle condizioni finanziarie include, presumibilmente anche movimenti dell’euro. Draghi ha però ribadito che il tasso di cambio non è un target, quasi a confermare il passo indietro fatto dalla Bce sull’uso dei tassi negativi per indebolire il cambio. I tassi negativi rimangono, però, tra gli strumenti cui la Bce potrebbe far ricorso. Il margine di intervento residuo è ormai limitato.
Riguardo misure più eterodosse come il “lancio della moneta dall’elicottero”, Draghi ha spiegato che l’intervento non è stato discusso e non ha concesso ulteriori commenti anche se non ha escluso esplicitamente che possa essere discusso in futuro. In vista della riunione Ecofin del fine settimana, che vedrà la discussione su possibili cambiamenti regolamentari sul trattamento del rischio dei portafogli titoli di stato delle banche, Costancio ha dichiarato che degli aggiustamenti sono desiderabili, ma vanno discussi nell’ambito dei tavoli di lavoro di Basilea e non possono essere condizionati ad altre decisioni ovvero all’introduzione del terzo pilastro dell’Unione Bancaria.
La Bce cercherà di potenziare al massimo il programma di acquisti di titoli corporate. I dettagli operativi specificano che la Bce interverrà sia sul primario che sul secondario e includerà anche i titoli di assicurazioni ma non di fondi di investimento. Ciò amplia il pool di asset cui attingere a 412 miliardi di euro. La Bce inoltre acquisterà tutte le scadenze tra i 6 mesi e i 30 anni e fino al 70% di una singola emissione come per i covered bond. Gli acquisti per gruppo di emittente saranno effettuati in base ad un benchmark, e quindi calibrati in base al peso dei singoli emittenti nel benchmark. I toni dunque dalla Bce sono stati più che rassicuranti e resta solo da aspettare le evoluzioni dei dati e dei rischi geopolitici, sperando che la calmi duri.