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Che cosa dicono Renzi e Berlusconi di Donald Trump

Briciole d’Italia nella campagna elettorale negli Stati Uniti, dove si parla poco di Europa – e soltanto per chiedere che paghi di più per la sicurezza comune e la lotta al terrorismo – e meno dei singoli Paesi alleati. E, infatti, le briciole d’Italia ce le portano più gli italiani che i candidati.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è a New York per sostenere la corsa dell’Italia a un seggio per due anni nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Prima di arrivare, Renzi, che a marzo ha già dato il suo endorsement a Hillary Clinton, ha lanciato una frecciata a Donald Trump dal Messico.

Parlando in un’Università, ha detto: “Anche in queste ore alcune campagna elettorali sono centrate sulla paura e sulla demagogia e voi ne sapete qualcosa. Qualcuno nella campagna americana sta immaginando di dipingere il vostro straordinario popolo con parole sbagliate e fuori luogo; immagina di potere continuare a costruire muri quando la nostra società ha bisogno di costruire ponti”.

Neppure l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi gradisce l’accostamento a Trump. A chi gli suggeriva una somiglianza, ha risposto in un’intervista radiofonica “Mi sembra più un incrocio tra Salvini e Grillo. Ma ognuno è libero di fare i paragoni che vuole”.

Chi s’ispira all’Italia, almeno per il sistema sanitario, è Bernie Sanders, il candidato democratico che si autodefinisce ‘socialista’ e che giusto una settimana fa era in Vaticano per un convegno sull’economia e la giustizia sociale. Alla vigilia delle primarie di New York, Sanders ha addirittura preso l’Italia “a modello” per un sistema dove, come in Francia, Germania, Gran Bretagna, la sanità “è un diritto di tutti, non un privilegio”. L’apprezzamento, molto generico, e che può essere esteso, in un confronto tra America ed Europa, alla pubblica istruzione e alla previdenza sociale, non implica un giudizio da parte di Sanders su come il sistema funziona, ma sui principi su cui si basa.



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