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Chapeau, Francesco

L’essenza dell’Amore è alla base di “Amoris Laetitia”.

Comunque la pensiamo, “Amoris Laetitia” è un atto d’Amore. Francesco, lo dicevo in un’altra riflessione, è lo stratega del Vangelo, direi il Papa della realtà. L’Amore è atto, testimonianza, continua immersione in ogni realtà del mondo-della-vita; senza questo, ci sarebbero solo la intellettualizzazione o l’imprigionamento dei sentimenti che, come tali, sono come l’acqua, liberi e liberanti.

Da pensatore indisciplinato (definizione “rubata” a Edgar Morin), sento che porre l’Amore e la Misericordia al centro del nostro agire significa ritrovarci umani e questo è sempre più necessario in un mondo 2.0 che ha fatto del disumano la sua cifra.

In diversi hanno cercato di cogliere il senso di “Amoris Laetitia” ma per farlo ci vogliono anima, profondità di analisi, accoglimento di una radicalità progettuale, capacità di comprendere che Francesco è fuori dagli schemi classici degli intellettuali servi della degenerazione del ‘900. Bene ha fatto Alberto Melloni su la Repubblica di oggi a togliere la esortazione apostolica del Papa dalla contrapposizione tra conservatori e progressisti  ma a collocarla come un qualcosa che, dico io, pone la Chiesa (popolo di Dio) e l’umanità di fronte alla immensa, e naturale, responsabilità per la ri-creazione storica dell’umano nel creato.

Vorrei dire che “Amoris Laetitia”, da meditare, è un bellissimo messaggio per i laici, non un monito; noi laici, credenti e non credenti, dobbiamo ri-ascoltare la verità della realtà in noi e, solo così, potremo ritornare a sorridere nella nostra incertezza, ri-abbracciandola. E’ nell’Amore, infatti, che le relazioni ritrovano il loro senso, la loro sacralità al di là dei riti e dentro la tempiternità-globalità delle nostre vite.

Chapeau, Francesco, testimone di realtà nell’oltre che già ci percorre.

 



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