Si è tenuto ieri a Roma presso la sala dell’Istituto del Senato di Santa Maria in Aquiro, il primo incontro del comitato dei Popolari per il NO presieduto da Giuseppe Gargani.
Presenti con Gargani i soci fondatori Guido Compagna, Carlo Giovanardi, Mario Mauro, Mauro Tassone, Ivo Tarolli, Antonino Giannone, Maurizio Eufemi, Marinacci, D’Agostini, Pilat e altri. Sono intervenuti illustri giuristi: Mencarelli, Vari, Esposito, Angelo Gargani e i costituzionalisti Riccardo Chieppa, Ugo De Siervo, Cesare Mirabelli e in rappresentanza del comitato per il NO il prof Gallo.
Per il comitato dei Presidenzialisti per il NO, Gianfranco Fini, e per quello di Forza Italia, Renato Brunetta, e i sindaci di Pavia, Alessandro Cattaneo, e di Ascoli Piceno, Guido Castelli.
E’ stato unanimemente riaffermato il valore della trasversalità delle diverse culture politiche unite nella difesa della sovranità popolare e della democrazia, messe a rischio dal combinato disposto della pasticciata riforma costituzionale con la legge super truffa dell’Italicum.
Una riforma, portata avanti da un ministro, Maria Elena Boschi, parte di quei 130 deputati sovra numerari eletti con la legge illegittima del porcellum, che, in condizioni di assoluta rappresentanza minoritaria e illegittima della sovranità popolare, si propone di cancellare e modificare oltre quaranta articoli della Carta Costituzionale, ben al di là dei limiti e dei poteri che la sentenza della Corte Costituzionale sul porcellum aveva indicato per il Parlamento dei nominati illegittimi, non poteva che ricompattare le diverse culture che si ritrovano nell’unità della nazione sollecitata dalle norme fondamentali (Grundernormen) scritte dai padri costituenti italiani.
Sono state riassunte in venti punti le ragioni per il NO al referendum dei Popolari italiani, in stretta unità con quanti hanno a cuore la difesa della sovranità popolare. Una sovranità messa a rischio dai poteri finanziari dominanti a livello internazionale e di cui gli ultimi tre governi, Monti, Letta e Renzi sono diretta effettiva espressione, con il compito di superare la rigidità delle costituzioni post belliche, ultimo baluardo che si oppone allo strapotere del turbo finanz-capitalismo che intende imporre i fini rendendo ad esso subalterne l’economia e la politica.
Un progetto da “padri prepotenti più che costituenti”, come lo ha definito Mario Mauro nel suo intervento conclusivo; un” referendum impropriamente costituente più che confermativo”, come lo ha connotato il Prof Mirabelli, che si propone la modifica di oltre quaranta articoli, quasi un terzo dell’intera carta costituzionale; mentre la stessa riforma del Titolo V° del 2001 si “ limitava” a modificarne 19. Un progetto quello, respinto dalla maggior parte delle forze politiche oggi dissoltesi nel trasformismo renziano del PD.
Dall’assemblea di ieri dei Popolari per il NO, con il contributo degli altri attori intervenuti, è emersa chiara la consapevolezza della necessità di “ marciare divisi per colpire uniti”, insieme alle difficoltà di far conoscere agli elettori ciò che il potere dominante, controllore di larga parte dei mezzi di comunicazione, con questa riforma si propone, sono emerse due indicazioni precise sul piano operativo:
- riflettere e diffondere la riflessione ovunque possibile;
- costituire in tutti i comuni d’Italia dei comitati unitari per la difesa della democrazia e della sovranità popolare e per il NO al referendum di Ottobre.
Più delicata la questione della legge elettorale dell’Italicum. In attesa della sentenza sulla costituzionalità di quelle norme, dopo la presentazione dei ricorsi presentati dal comitato per il NO, molte parti delle eccezioni dei quali sono state considerate fondate dal Tribunale di Messina e presentate alla Consulta, anche al fine di non trovarsi impreparati, va avviata da subito la raccolta delle 500.000 firme per la richiesta del referendum abrogativo della legge super truffa del trio Renzi&Boschi&Verdini. Un’operazione da compiersi insieme unitariamente da tutti i comitati schierati per il NO al referendum di Ottobre.
Altro elemento emerso ieri dall’assemblea romana sono le conseguenze che tale mobilitazione sta creando in seno alla vasta e sin qui disarticolata realtà di ispirazione cattolica e popolare.
Ciò che non siamo ancora riusciti a realizzare sul piano della ricomposizione dopo Rovereto e Orvieto, si sta concretamente verificando sul piano dell’unità sui valori fondanti della Costituzione.
Se anche nelle prossime elezioni amministrative continua la marcia in ordine sparso delle diverse formazioni nei vari contesti territoriali interessati dal rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali, sulla difesa della democrazia e della sovranità popolare l’unità è scontata e realizzata.
Se son rose fioriranno, ma, intanto, ci prepariamo alla seconda tappa del 22 Maggio prossimo a Roma con l’Assemblea Costituente di sovranità popolare, dove parteciperemo da Popolari uniti, per concorrere alla costruzione di un nuovo soggetto politico unitario, laico, democratico, popolare, liberale e riformista, unito sui valori costituzionali, al di fuori del bipolarismo vecchio e stantio oggi rappresentato dal Golem trasformista renziano e da ciò che rimane del vecchio centro-destra ormai dissolto e, ovviamente, dai populismi estremi.
Ettore Bonalberti