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Così da Bologna si rilancia l’unità delle centrali cooperative

La strada è segnata, il cammino è stato intrapreso e non è pensabile tornare indietro. Ma sui tempi richiesti dal processo di aggregazione delle tre centrali cooperative italiane, non c’è ancora una time-line ben definita. Dal congresso di Confcooperative Emilia-Romagna tenutosi ieri a Bologna (e che ha confermato Francesco Milza per altri 4 anni alla presidenza dell’associazione da oltre 1.700 imprese, 367.000 soci, 76.150 occupati e un fatturato complessivo di 13,3 miliardi di euro) si sono alzate voci autorevoli a sostegno dell’unificazione di Confcooperative, Legacoop e Agci, ma nessuno ha fissato una data certa entro la quale l’Alleanza delle cooperative italiane (Aci) avrà realmente assorbito le organizzazioni di origine, tutte e tre storicamente legate alle famiglie politiche della Prima Repubblica. Lo aveva fatto qualche settimana fa il presidente di Legacoop Agroalimentare Giovanni Luppi, spiegando che dall’1 gennaio 2017 sarà operativa l’unica centrale, ma in pochi sembrano aver dato credito a quell’annuncio.

GARDINI CI METTE LA FACCIA

Il presidente nazionale delle coop bianche Maurizio Gardini ieri giocava in casa, essendo lui un romagnolo doc. E sapendo che proprio in Emilia-Romagna – culla della cooperazione italiana – si annidano non poche resistenze al processo di fusione con i “cugini” rossi di Legacoop, il numero uno di Confcooperative non ha sgombrato il campo da qualsiasi equivoco: “L’Alleanza delle cooperative non passa alla storia come sommatoria delle tre centrali” ha premesso, spiegando che si tratta di “un processo irreversibile, e se qualcuno pensa che si possa tornare indietro va contro la storia, ma a nessuno è consentito di andare contro la storia”. Gardini è consapevole che si tratta di un “passaggio difficile che dobbiamo compiere portandoci dietro le cooperative”, ma ha sottolineato altresì come “sul campo della rappresentanza in Italia nessuno ha mai avviato un percorso simile. La velocità di avanzamento di questo progetto – ha aggiunto – non dipendente da noi dirigenti ma da voi cooperatori, che dovete farci fretta”.
Davanti a una platea di oltre 300 persone, e davanti a esponenti di primo piano del Governo quali il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti e il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, e davanti al governatore Stefano Bonaccini, Gardini ha spiegato come “in Italia ci sia anche la buona politica”, della quale “ci fidiamo di più che degli organi regolatori come Bankitalia”. E per evidenziare i risultati positivi dell’associazione ha citato la riforma del credito cooperativo, gli interventi sull’Imu agricola, sull’Iva per le coop sociali e il Codice degli appalti.

ANCHE LE COOP ROSSE SUONANO LA CARICA

Sulla stessa linea di Gardini si è espresso il presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Giovanni Monti, convinto che “si debba dare al più presto una rappresentanza unica ai nostri cooperatori” e che “occorre definire concretamente modalità e poi i tempi di esecuzione, una variabile non indipendente in questo processo”. Monti si è detto “disponibile sin da domani a portare avanti con più convinzione quel che già stiamo facendo, consapevoli della progettualità che assieme abbiamo costruito e per costruire una proposta reale in grande di costruire una centrale di rappresentanza unica per i cooperatori italiani”. Da qui la richiesta alla platea di “prendere un forte impegno affinché costruiamo insieme la nostra casa comune”, sapendo che “senza le centrali cooperative alcune gravissime situazioni non si sarebbero potute affrontare”.

L’ARCIVESCOVO ZUPPI: ROMPETECI LE SCATOLE

Con lo stile diretto e senza fronzoli che lo contraddistingue, molto simile a quello di Papa Francesco, l’arcivescovo di Bologna monsignor Matteo Maria Zuppi si è rivolto ai delegati di Confcooperative Emilia-Romagna invitandoli a riflettere sulla figura del profeta “che vede quel che sarà domani, sa intravedere, cioè sa vedere dentro”. “Il rischio vero di ognuno di noi – ha affermato – è scadere nella mediocrità, nel patteggiamento, lasciarci circuire da una certa logica. Dobbiamo essere più ambiziosi e meno mediocri”. Quindi il prelato vicino alla Comunità di Sant’Egidio ha invitato i cooperatori ad “aiutare la Chiesa a leggere i segni dei tempi. Rompeteci le scatole in senso buono, proponeteci cose, stimolateci, portateci dove da soli non riusciremo ad andare per fare in modo che i bisogni possano diventare impresa”, ha chiosato riecheggiando il titolo dell’assemblea.


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