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Così l’industria farmaceutica traina l’export italiano

C’è un settore d’eccellenza dell’economia italiana che non sembra conoscere crisi e macina numeri da capogiro che lo proiettano nel novero delle eccellenze del nostro Paese. Stiamo parlando dell’industria farmaceutica, dove ogni azienda investe in ricerca il 10-15% del proprio fatturato, come spiegato dal delegato delle relazioni industriali di Farmindustria, Antonio Messina, al recente convegno dal titolo “Filiera del farmaco 4.0. Il network dell’innovazione nella sanità digitale”, organizzato nei giorni scorsi da Farmindustria in occasione di Cosmofarma alla Fiera di Bologna.

I NUMERI DI UN SETTORE DINAMICO

Seimila nuovi assunti, di cui 2.500 under 30. Una produzione che ha superato i 30 miliardi di euro (per il 40% da imprese nostrane, le altre hanno capitale estero), col 73% di export, cresciuto del 57% tra il 2010 e il 2015 (più della media europea fissata al +31%). Investimenti in ricerca e sviluppo in crescita del 15% in due anni, arrivati a superare i 2,5 miliardi di euro all’anno. E la produzione conto terzi che in poco tempo ha raggiunto la prima posizione in Ue per valore di produzione, 1,5 miliardi contro l’1,2 della Germania. Tutto questo in un comparto che conta circa 63.500 addetti (il 90% laureato o diplomato), 6.000 dedicati alla ricerca e allo sviluppo per la quale ogni azienda investe circa il 10-15% del proprio fatturato. Questi i numeri dell’industria farmaceutica italiana, industria fiore all’occhiello per il sistema-Paese dove la quota delle imprese innovative sfiora il 90% (89,5%) e in questa classifica europea l’Italia è seconda solo alla Germania (92%).

LE PREVISIONI PER IL FUTURO

I numeri dell’industria farmaceutica sono destinati a crescere ulteriormente in questo quinquennio 2015-2020. D’altronde, come ha sottolineato al convegno bolognese il delegato alle relazioni industriali di Farmindustria, Antonio Messina, “ogni industria farmaceucita investe in ricerca e sviluppo tra il 10 e il 15% del proprio fatturato lordo, un importo molto importante sia per le aziende nazionali che per le multinazionali, che ha un impatto molto forte sia sul bilancio sia sulle ripercussioni nelle attività esterne per l’Università ed i centri di ricerca. La ricerca è quindi un importante punto di investimento per il nostro settore”. Per questi motivi le previsioni di crescita del comparto dipendono per l’80% da fattori interni grazie all’aumento dell’efficienza di produzioni e flessibilità e al mantenimento di elevati standard qualitativi degli impianti. Nel 2020 i servizi offerti dalle aziende interesseranno circa la metà degli investimenti, anche se l’attività preponderante resterà comunque la produzione di farmaci.

PARLANO GLI ADDETTI AI LAVORI

“Il nostro è il settore che tira di più in questo momento insieme all’automobile” ha aggiunto Messina, spiegando che i numeri appena citati “fanno di noi un comparto che dovrebbe veramente essere sull’agenda del governo; di fatto lo è, speriamo che possa aumentare”
Dal canto suo, Stefano Golinelli, presidente del Gruppo Alfasigma, ha sottolineato come “anche nel 2015 siamo cresciuti del 5% ed è aumentata l’occupazione, siamo molto preoccupati per il futuro”. Il motivo? “Nonostante questi dati continuano proposte (relative per esempio alla cessabilità dei farmaci, prezzi, o governance del sistema) che potrebbero creare grossi problemi all’ industria. Speriamo che non si traducano in fatti, e che ci sia una soluzione condivisa”. Annarosa Racca, presidente di Federfarma, ha così auspicato di arrivare “presto insieme a tutte le Regioni a firmare una convenzione che dal 1998 aspetta una firma. Il mondo é cambiato, sono arrivati farmaci innovativi e la farmacia dei servizi. Su questo c’é bisogno di andare avanti, serve una nuova convenzione, che poi lega le farmacie allo Stato”.

DIGITALIZZAZIONE E INDUSTRIA 4.0
Nel futuro dell’industria farmaceutica c’è la digitalizzazione, che – ha detto Messina- “ci dà un ulteriore spunto perché la nostra innovazione è elevata in questo settore, quindi ancora una volta potremmo aggiungere anche su questo punto il nostro aiuto”. Il delegato alle relazioni industriali di Farmindustria nel suo intervento ha spiegato come l’industry 4.0 preveda l’applicazione nella produzione industriale dell’Internet of Things, una nuova modalità di uso della rete internet. Attraverso microprocessori all’interno degli oggetti è possibile tracciare una mappatura digitale del mondo fisico che vada a migliorare aspetti diversi della vita quotidiana riducendo tempi e azioni umane. Da questi nuovi procedimenti ne derivano trasformazione del lavoro, evoluzione di mansioni, orari, luoghi di lavoro e competenze, con la necessitò di investimenti continui in formazione e di flessibilità.
Gli esempi positivi al riguardo non mancano di certo: dall’ampliamento della gestione automatizzata della supply chain a partire dalle informazioni di vendita alla gestione automatizzata del funzionamento e della manutenzione degli impianti produttivi, fino alla simulazione e verifica della fattibilità di scenari produttivi alternativi.


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