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Ecco come Massimo D’Alema difende i compagni Lula e Rousseff in Brasile

Da giorni Massimo D’Alema, presidente della Fondazione di studi progressisti europei (Feps) ed ex presidente del Consiglio, è in Brasile. Tra incontri e interviste, non ha esitato a prendere le difese di Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff.

Nel 2009, il sito del Partito Democratico spiegava “l’affinità di idee tra i due leader” della sinistra, ossia Lula e D’Alema. Chi frequentava Palazzo Pamphilj a piazza Navona, sede dell’Ambasciata brasiliana a Roma, era solito vedere D’Alema andare a trovare Da Silva e la moglie Marisa Leticia, quando  erano in trasferta a Roma. Come ricorda Il Giornale, D’Alema fu il primo uomo politico di livello internazionale ad abbracciare Lula da Silva dopo l’elezione nel 2002: “L’insegnamento di Lula è che la sinistra deve sempre restare unita, abbiamo molto da imparare da lui”.

IL VIAGGIO IN BRASILE

L’ex premier italiano ha firmato il documento dell’Istituto Lula, nel quale si sostiene che gli attacchi contro l’ex presidente Dilma Rousseff sono “ingiustificati”, e in Brasile, il 25 aprile, ha partecipato all’incontro organizzato dall’Alleanza Progressista a San Paulo, dove era presente anche Konstantin Woinoff, membro del Partito socialdemocratico tedesco. D’Alema ha anche rilasciato alcune interviste in cui ha denunciato quello che reputa un atto incostituzionale che potrebbe danneggiare la stabilità del Paese.

I RISCHI PER IL PRESIDENZIALISMO

In un’intervista a Carta Capital, D’Alema ha detto che “l’attacco nei confronti di Dilma, Lula e del Partito dei Lavoratori (PT) è molto aspro, molto violento, e anche molto pericoloso per il Brasile”. Per l’ex ministro degli Esteri ed ex premier, il regime presidenziale in vigore in Brasile è, per molti aspetti, discutibile ma allo stesso tempo vantaggioso per la stabilità che è in grado di generare: “E qui, invece, siamo di fronte a una sfiducia parlamentare nei confronti di un presidente eletto dai cittadini. C’è un’evidente violazione costituzionale. Un precedente che può creare instabilità in Brasile, perché una volta presa questa strada può essere ripetuta più volte. È evidente che la procedura di impeachment non ha nessuna base giuridica fondata”. Inoltre, D’Alema ha condannato anche la “propaganda volgare” montata dai media che, nascondendosi dietro la tutela del diritto all’informazione, hanno calpestato qualsiasi codice deontologico.

UN MIX CONFUSO 

D’Alema, però, non fa sconti a nessuno, PT compreso, in nome di quella che considera l’unica colpa: l’assenza di una riforma del sistema politico brasiliano, in grado di garantire una maggiore pluralità di informazione: “Tutta questa parte relativa al funzionamento della vita democratica, a questo confuso mix di presidenzialismo e parlamentarismo, che porta a un negoziato continuo tra presidente eletto e singoli deputati, singoli senatori, e la situazione di monopolio dell’informazione, sono aspetti molto importanti della vita democratica”. “Questa situazione meritava un’azione riformista coraggiosa – ha aggiunto – invece il PT non si è posto il problema. Questo secondo me è stato un errore. Ma non mi farei prendere dal senso di disperazione. Il PT è una grande forza politica, ha affrontato anche momenti più difficili di questi”.

IL GOVERNO DELL’IMPEACHMENT

“Il governo dell’impeachment sarebbe, secondo me, un governo molto debole e anche un governo che deluderebbe molto rapidamente quelli stessi che oggi scendono in piazza – ha detto D’Alema –. Perché scendono in piazza contro Dilma, contro il governo – perché c’è anche rabbia sociale –, ma non scendono in piazza a favore di Temer o di Cunha, parliamoci chiaro. Quindi, per un partito come il PT, fare l’opposizione a un governo illegittimo come quello che si creerebbe, in una situazione economica e sociale così difficile, secondo me non è una posizione disprezzabile”. 

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