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Ecco come i cattolici si dividono sul referendum No Triv

Dalle diocesi del Mezzogiorno schierate per il sì a qualche sparuto gruppo che difende l’astensione, senza nessuno o quasi che dichiari apertamente di andare a votare no. Il referendum di domani sulla scadenza delle estrazioni di giacimenti entro le 12 miglia dalla costa (brutalmente sintetizzato con la definizione “trivelle”) vede una larga parte del mondo cattolico schierata per il sì, con numerosi vescovi scesi in campo mobilitando le loro truppe. Di accuse di ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche questa volta però non se ne sono sentite, a differenza di quanto accaduto con il ddl Cirinnà. Ma tant’è.

LA POSIZIONE DEI VESCOVI: BAGNASCO ISOLATO

Che buona parte della Chiesa italiana fosse schierata per il sì lo avevamo già spiegato su Formiche.net. Nel frattempo a questo elenco si sono aggiunte altre diocesi, come quella di Fano sulla costa adriatica nelle Marche convinta che sia “necessario che tutti partecipino” e che “questa cosa ci riguarda perché è legata alla cura della casa comune”. Il quotidiano della Conferenza episcopale italiana Avvenire si è speso molto per promuovere la causa referendaria, lo stesso segretario della Cei Nunzio Galantino pur avendo detto che la Chiesa non si schiera ha fatto capire di tenere molto a questa consultazione ed è facile pensare che sia più incline al sì. In questa mobilitazione generalizzata della Chiesa sono schierati molti vescovi, dal ciellino monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e in prima fila nella battaglia, al bergogliano doc monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano che proprio ieri a Repubblica ha spiegato le sue ragioni del sì. E il cardinale Angelo Bagnasco? Interpellato dai giornalisti, il presidente della Cei si è limitato a precisare che “la Chiesa italiana non si è assolutamente pronunciata” sul quesito, mentre sono intervenuti molti vescovi locali che bene conoscono la situazione. E lui che farà? “Ci penserò domenica”, è stata la sua risposta.

ACLI E MCL SULLA STESSA LINEA

Si trovano d’accordo nel sostenere le ragioni del sì le due principali organizzazioni cattoliche dei lavoratori. Il Movimento Cristiano Lavoratori tramite il presidente Carlo Costalli ha annunciato il suo sostegno al referendum perché “la realizzazione del bene comune, come ci insegna Papa Francesco, passa anche attraverso un forte impegno per la difesa del pianeta terra che ci ospita: in questo contesto la difesa del territorio e dei mari non può che essere considerata una vera priorità del nostro tempo”. Per Costalli “bisogna impedire le trivellazioni nel mare e sulle coste, che porterebbero enormi danni all’ambiente e all’economia turistica del Paese, oltre che distruggere l’ecosistema marino già duramente messo alla prova”.
Le Acli hanno rivolto un duplice appello ai cittadini: andate a votare e votate sì. Perché “per fermare le trivelle di estrazione di idrocarburi nei mari italiani – ha detto il presidente nazionale Gianni Bottalico – e per imprimere una svolta al dibattito sulle questioni energetiche ed ambientali in direzione della tutela dell’ambiente, della salvaguardia della vocazione turistica del Paese, dello sviluppo sostenibile, del passaggio alle energie pulite”.

GLI ALTRI GRUPPI

C’è poi chi, come l’Azione Cattolica, ha preferito seguire le indicazioni di monsignor Galantino promuovendo un’azione interna di confronto e informazione, senza però arrivare a un’indicazione di voto. Nessuna posizione ufficiale espressa anche da altri movimenti come Comunione e Liberazione, Neocatecumenali, Agesci e comunità Papa Giovanni XXIII. In alcuni casi però a prendere posizione sono state le sezioni locali. Come l’Azione Cattolica Puglia che ha ricordato come già nel 2015 “avevamo espresso le nostre perplessità sulla questione delle trivellazioni nell’Adriatico”, e adesso al referendum “ci sentiamo di esprimere il nostro sì, semplicemente per esprimere liberamente il nostro sentimento e la scelta in favore del bene comune e della salvaguardia del creato”. Discorso analogo vale per gli Scout di Taranto: “Voteremo per il sì – hanno detto -, per concretizzare i princìpi di responsabilità verso la natura e l’ambiente e verso le futute generazioni che ciascun educatore scout persegue”. Partecipa al voto anche il direttore de La Croce Mario Adinolfi.

I CRITICI DEL REFERENDUM

In un intervento pubblicato IntelligoNews, l’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi ha lasciato intendere di non condividere appieno le ragioni del referendum. Ben più esplicito è stato Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia – La Manif e tra i principali animatori del Family Day, un neocatecumenale molto vicino al portavoce del Family Day Massimo Gandolfini. “È proprio nell’interesse dell’ambiente procrastinare lo smantellamento delle piattaforme attive più in avanti possibile – ha scritto su Facebook -, quando la tecnologia e i controlli saranno ancor più sicuri riguardo a questa delicata fase. Quindi a me francamente pare che sia proprio nell’interesse dell’ambiente il fallimento di questo referendum..”. In favore dell’astensione si è poi espressa anche la Bussola Quotidiana con un editoriale di Robi Ronza e un articolo di Stefano Magni.


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