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Come lavoreremo in Iran su data center e sicurezza. Parla Farina (Itway)

Tra le prime aziende italiane a cogliere i primi frutti del viaggio del premier Matteo Renzi in Iran c’è Itway, che è entrata sul mercato del paese medio-orientale firmando a Teheran un memorandum d’intesa con Patsa Holding. Attiva nella progettazione, produzione e distribuzione di soluzioni e tecnologie per l’e-business, Itway ha raggiunto un’intesa con la conglomerata iraniana Patsa che include 12 aziende con oltre 600 esperti, dislocati tra Iran e altri paesi del Medio Oriente e che opera nei settori dell’Ict, Industrial & Life Automation and Instrumentation. Ne abbiamo parlato con il Presidente e fondatore del Gruppo Itway, G. Andrea Farina, che ha firmato il memorandum d’intesa con il Ceo di Patsa Holding, Esmaeil Sanaei, all’interno della visita ufficiale del Presidente del Consiglio in Iran.

L’accordo siglato nei giorni scorsi corona un lavoro avviato nel 2014 con l’apertura a Dubai della filiale Itway Mena, anche se il viaggio del premier ha sicuramente agito da catalizzatore. Come vi siete mossi in questi due anni per “preparare il terreno”?

La filiale di Dubai ha la responsabilità di seguire tutta la regione del Medio Oriente (e anche il Nord Africa, che guardiamo con interesse) e ha rappresentato una testa di ponte privilegiata verso l’Iran. Durante gli anni delle sanzioni ci ha permesso di tenere vivi contatti e relazioni e di mantenere aperti canali per l’approvvigionamento di alcuni beni e tecnologie per quanto consentito nel quadro limitato degli scambi con l’Iran. Tra questi contatti che abbiamo tessuto a Dubai, siamo stati avvicinati da advisor del governo iraniano che seguivano le evoluzioni delle relazioni estere di Teheran e quel lavoro diplomatico che, si prevedeva, avrebbe portato a una mitigazione del regime di sanzioni. Ci siamo così tenuti informati sui progetti in cantiere nel caso di una riapertura agli scambi con l’estero. I nostri interlocutori sono stati all’inizio soprattutto governativi, data la forte supervisione del pubblico sugli affari del paese, ma poi abbiamo potuto anche contattare player del settore privato.

Come è Patsa Holding. Che cosa farete in concreto col partner iraniano?

Patsa è una holding privata con dimensioni simili a Itway. Ha un fatturato annuale che supera i 150 milioni di dollari e varie società al suo interno specializzate in diversi settori. L’obiettivo dell’accordo è identificare e quindi sviluppare futuri progetti comuni sul territorio iraniano nei settori del Networking, Data center, Cyber security, Application security, Big data, Internet of Things, con particolare attenzione all’analisi di specifiche aree di mercato verticali quali: Smart government, Healthcare, Smart transportation and logistics. I piani di sviluppo sul mercato iraniano del Gruppo Itway prevedono di raggiungere un volume di affari di circa 200 milioni di euro nei prossimi 5 anni, soprattutto nella Pubblica Amministrazione. Il primo progetto di Itway con Patsa sarà la realizzazione di un’infrastruttura di rete in fibra ottica che collegherà più di 16 città iraniane; lo Stato ha messo a disposizione un budget consistente e contiamo di partire presto nella prima città pilota. Itway si occuperà della parte relativa alla costruzione del data center e dei servizi di sicurezza informatica.

Ci sono altri settori che guardate con interesse, oltre alla PA e alla cyber security?

Ci sono molti progetti in fase di avvio nel settore dei trasporti. Teheran, per esempio, è una città con 9 milioni di abitanti (quasi 14 milioni se si considera tutta l’area metropolitana) e sono 60 km di distanza dal punto più a sud a quello più a nord: le strade sono ampie e ben sviluppate ma il traffico è congestionato e manca una rete di trasporto pubblico capillare; qui ci sarà molto lavoro da fare. Poi ci sono i trasporti da una città all’altra: infatti, Ferrovie dello Stato ha già raggiunto un’intesa con le ferrovie iraniane per una commessa di 3,5 miliardi di euro con cui Fs contribuirà a costruire la rete ferroviaria dell’alta velocità dell’Iran.

Per noi questo è un settore di interesse perché Itway offre soluzioni per l’automazione e il monitoraggio delle stazioni e delle biglietterie, controllo dei veicoli, sicurezza, sistemi informativi per i passeggeri, controllo degli accessi. Vale per le rimesse degli autobus come per le stazioni dei treni o per gli aeroporti. Noi ci aspettiamo di poter essere di supporto alla commessa di Ferrovie; anzi, ci aspettiamo che le imprese italiane che vanno in Iran collaborino tra loro per trarre il massimo dalle opportunità che si aprono.

Farete accordi anche con altri gruppi, oltre a Patsa?

Li faremo, ma Patsa Holding è il nostro partner di riferimento e di preferenza oggi in Iran. Con Patsa si è creato un legame stretto, duraturo; è possibile che in futuro si crei una società mista locale su cui far defluire le commesse comuni. Il Ceo iraniano verrà presto in Italia per ulteriori approfondimenti sul nostro accordo e per esplorare tutte le aree di collaborazione. Quindi faremo anche altri accordi con altre aziende ma sicuramente includeremo Patsa nelle commesse.

Sarà facile tessere relazioni commerciali con l’Iran o vedete anche dei rischi nell’avvicinamento a un paese arabo o magari degli ostacoli per la forte differenza culturale? Il premier Renzi è stato veloce nel volare a Teheran ma in Italia ha fatto scandalo, durante la visita di Rouhani a Roma, la vicenda delle statue “velate”….

L’Iran è non è un paese arabo come molti pensano, ma è l’erede dell’antica Persia: gli iraniani si sentono così. E’ la patria degli Sciiti ed hanno la loro città santa che è Mashhad meta di pellegrinaggio di tutti i mussulmani sciiti del mondo islamico. L’Iran, comunque, è fortemente impegnato con i suoi soldati nella campagna internazionale contro Daesh e questo per noi è un valore importante. Io posso dire che, essendo stato con il premier Renzi e la delegazione italiana in Iran, siamo stati accolti con tutti gli onori e che gli iraniani hanno un enorme rispetto e ammirazione per l’Italia, la nostra cultura e le nostre competenze, e sono molto desiderosi di fare affari con noi. Per questo penso che il nostro governo si sia mosso molto bene, nel cercare tempestivamente, prima di qualunque altra nazione Ue, il contatto con l’Iran: la missione a Teheran si è chiusa con 17 Memorandum of Understanding firmati, dopo i 30 già siglati in Italia durante la visita di Rouhani, per un totale di potenziali 40-50 miliardi di euro di commesse. Questo vale moltissimo per le aziende italiane: l’Italia, che aveva un ruolo primario in Iran nel passato, può tornare ad essere partner preferito del paese. Certo, esiste una differenza di cultura, la nostra è una formazione che risale alla tradizione greco-romana, su cui si sono innestati valori cristiano-giudaici e che si è infine consolidata nei fondamentali valori illuministici e laici della tolleranza e dell’accettazione. Il mondo islamico è diverso, ma gli interessi economici ci avvicinano e non è detto che non portino anche a importanti scambi culturali.



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