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La fontana di Trevi si fa color porpora per il sangue dei martiri cristiani

La fontana di Trevi avvolta di rosso, illuminata da un fascio di luce color porpora nel cuore della vita romana. Rosso come il sangue dei martiri cristiani: 200 milioni di perseguitati in tutto il mondo “per la loro fede nel Vangelo”, come dice Papa Francesco. Siria, Iraq, Nigeria, Pakistan: la lista dei paesi dove oggi la libertà religiosa è fortemente minacciata, quando non del tutto bandita, mette le vertigini.

CHI C’ERA ALL’EVENTO E QUAL ERA IL MESSAGGIO

Questo è il messaggio che si è voluto testimoniare nel corso dell’evento organizzato dalla fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre, sotto lo sguardo compartecipe di laici, religiosi, turisti, giornalisti, cittadini venuti a portare il loro contributo, politici in campagna elettorale accorsi per sostenere la causa, tutti uniti per diventare parte di un messaggio corale e autentico. Sul palco sono intervenute personalità, testimoni di fede e di violenze, diventati parte di un’esperienza comune di prossimità con le vittime: dal segretario generale della Cei Nunzio Galantino a Maddalena Santoro, sorella di Don Andrea Santoro, assassinato nella sua Chiesa in Turchia nel 2005; da Alfredo Mantovano, magistrato, ex-senatore oggi presidente della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che soffre, a Luka, studente scampato alla strage di Garissa avvenuta soltanto un anno fa, dove 150 studenti suoi compagni hanno perso la vita; dal Cardinal Mauro Piacenza a Shahid Mobeen, amico del ministro cattolico per le minoranze del Pakistan Shahbaz Bhatti ucciso nel 2001; da Suor Hesed, consorella delle missionarie della Carità che hanno perso la vita in Yemen soltanto nel marzo scorso, al Vescovo caldeo di Aleppo Monsignor Antoine Audo.

L’APPELLO ALL’OPINIONE PUBBLICA INTERNAZIONALE

“Questa fontana rappresenta il mare, luogo di storie, di accoglienza, e di martirio, che significa testimonianza del sangue” dice Monica Mondo, conduttrice di Tv2000, presentando gli ospiti. “I cristiani perseguitati non devono sentirsi abbandonati ma vicini a noi” ha proseguito Galantino: “come dice il Papa, l’indifferenza fa vittime quanto le armi. Noi pensiamo di essere impotenti, invece non è così: possiamo fare, possiamo agire”. “Le tante comunità cristiane” afferma Mantovano, “patiscono fame, miseria, mutilazioni. Oggi i martiri sono più dei gladiatori uccisi nell’antica Roma. Asia Bibi non ha visto eseguire la condanna a morte perché l’opinione pubblica internazionale si è mobilitata. Se la stessa mobilitazione ci fosse oggi in maniera massiccia e non solo una volta avvenute le stragi, queste sofferenze verrebbero arginate. È necessario fare di più, chiediamo di andare in questa direzione”.

LE PAROLE DEL CARDINAL PIACENZA

“Dobbiamo dar da mangiare agli affamati di fede e di giustizia” ha detto il cardinal Piacenza. “Che senso ha questa scia di sangue, è per caso Dio che la permette? No, perché il centro della storia è in Cristo che ha il cambiato il significato della sofferenza. Come sostiene Francesco anche omertà e indifferenza sono peccato. In questi decenni impregnati di dialogo abbiamo cercato nuove strade per incontrare l’altro: alcune volte restando anonimi, altre dicendo che il cristianesimo è solo una delle fedi tra le tante. Ma i cristiani esercitano una vera espiazione con Cristo a favore dei martiri. Innalziamo perciò un grido di gloria per questi fratelli entrati in paradiso, perché la nostra salvezza giunge anche attraverso di loro, e la forza della fede si riversa in amore per il futuro: questa città è convergenza di miliardi di persone, ha una paternità spirituale, e non può costituire un museo di ricordi ma deve essere rilancio”

LA TESTIMONIANZA DEL VESCOVO DI ALEPPO

“In questo luogo altamente simbolico si invoca la pace, come nelle nostre città e nei deserti” ha detto Monsignor Antoine Audo, Vescovo di Aleppo: “oggi in Siria più di 300 mila persone sono state uccise, 7 milioni di cristiani sono stati trasferiti, 5 milioni rifugiati nei paesi limitrofi, 2 milioni di bambini privati della scuola e centinaia di migliaia in viaggio tra le onde del mediterraneo. I villaggi armeni cristiani vengono continuamente colpiti con l’obiettivo di terrorizzare i cristiani, perché sono un elemento importante di unità e fedeltà. È questa la visione di Isis, Al Qaida, Al Nusra: si servono del nome di Dio per terrorizzare, destabilizzare la Siria, dividerla, rubare i beni cristiani per soddisfare istinti di violenza e potenza. Nel frattempo le grandi potenze lasciano sterminare ingiustamente i luoghi della cristianità, di cultura armena, bizantina, semitica e greco romana, e questo valore che conservano sta per scomparire. Perché? Per interessi economici delle nazioni e la loro volontà di potenza”.

LE RESPONSABILITÀ DAVANTI ALLA GUERRA E IL SILENZIO DI FRONTE AL SANGUE

“La nostra terra è una casa comune, il pianeta è una casa comune a tutti” ha concluso Monsignor Audo: “quando Francesco parla della Siria dice che è nel suo cuore perché è la casa ferita della chiesa. È la coscienza del mondo che è chiamata in causa, e mi permetto di condividere con voi gioie e sofferenze della chiesa caldea in Siria. L’amore per la Siria, dove ogni giorno ci sono feriti e morti, è cresciuto in me con la consapevolezza di essere cristiano e siriano”. Nel frattempo, mentre dalle casse e dai violini salgono le note di un’aria sacra, le pareti riflettono immagini di violenze, corpi ammassati, crocifissi abbandonati, e le acque della fontana rivestite di luce rossa fanno vibrare la pelle. Si fa silenzio, e ai lati del monumento poliziotti in servizio cercano di non distrarsi troppo, per controllare che tutto resti sotto controllo. Prima di congedarsi si ascoltano le parole di San Paolo, mentre le immagini continueranno a scorrere sulle pareti ancora per diverse ore, fino a notte. “Fare pace è la sola responsabilità di fronte alla guerra”, conclude Monsignor Audo.

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