il ministro dell’interno, theresa may, ha dichiarato che, a prescindere dall’esito del referendum del 23 giugno, la gran bretagna “ dovrebbe “lasciare la convenzione europea dei diritti umani” per tutelare la propria sicurezza nazionale in materia di immigrazione”. nelle campagne elettorali tanto viene concesso ai politici perché, si dice, si rivolgono più alla pancia che alla testa degli elettori (il che la dice lunga sulla legittimazione della democrazia). ma l’affermazione del ministro, considerata una fedelissima del premier david cameron, svela la intrinseca fragilità del “riconoscimento” dei diritti e delle libertà operato ai sensi dell’art. 1 dalla convenzione. diritti e libertà valgono non in quanto tali, ma (solo ed esclusivamente) nei termini in cui continua ad essere considerato valido l’atto che li proclama. basta denunziare la convenzione e, oplà, il diritto evapora. mi avevano insegnato che il riconoscimento dei diritti umani significava che lo stato di diritto prendeva atto e proclamava che una persona ha per sua natura dei diritti e che tali diritti sono immutabili in quanto hanno fondamento nella umanità; scopro ora che, invece, il riconoscimento equivale ad una attribuzione, come quando si riconosce la personalità giuridica ad un ente. e scopro, soprattutto, che la garanzia dei diritti quesiti vale per le pensioni d’oro ma non per i diritti umani….
GB lascia la Convenzione dei diritti umani. I diritti quesiti valgono per le pensioni d’oro ma non per i diritti umani
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