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Il fischio finale di Davide Rubini corre per il Premio Strega

Davide Rubini
Davide Rubini

Cominciare con un “ve l’avevo detto io” sarebbe troppo facile e fin scontato. Eppure tra i candidati della Settantesima Edizione del Premio Strega Il fischio finale di Davide Rubini (www.ilfischiofinale.org), di cui avevo parlato in questo spazio qualche settimana fa, ci è arrivato davvero. Nella sua semplicità e con il suo tono frizzante da commedia all’italiana il romanzo se lo merita perché propone una storia utile in un contesto in cui corruzione e intrighi continuano ad essere il refrain costante della vita politica e del mondo dei grandi affari del nostro Paese.

Anche se sarebbe un peccato, probabilmente Il fischio finale non andrà oltre questa la fase della selezione. Nonostante l’assenza di alcuni grandi marchi editoriali italiani, la lista dei 27 contiene infatti abbastanza prestigiose case editrici da coprire tutti e dodici posti disponibili per entrare nella fase conclusiva della gara. Non solo, in uno Strega in cui i piccoli editori hanno avuto spazio come non mai la Gilgamesh Edizioni è sicuramente l’outsider numero uno.

Pensare che un piccolo ma intraprendente imprenditore del pavese possa infilare una finale quando nel quotidiano si trova a lottare per trovare piccoli spazi di visibilità è quasi fantascienza. Se succedesse, però, a Davide Rubini andrebbe fatta una domanda. Forse che qualcosa in questa Italia appesantita e stanca si stia effettivamente muovendo? Forse che a Brando Adelmi, il calciatore protagonista del romanzo, si possa finalmente dare una buona notizia, quella che aspetta per tornare a sperare?

Vorrei non dover fare queste considerazioni e avere fiducia nel fatto che una giuria nobile come quella dello Strega possa dare ad un romanzo come Il fischio finale quanto meno il beneficio del dubbio. Però a me questo libro è piaciuto, e tanto, e vorrei davvero che potessero goderselo migliaia di altri lettori perché nelle sue pagine ho trovato umiltà, onestà e passione, non solo letterarie. La finale Strega lo renderebbe possibile.
L’ingresso nella magica dozzina per Davide Rubini sarebbe come un dribbling a centrocampo per Mané Garrincha, il brasiliano della nazionale del ’58, ’62 e ‘66 che macinava chilometri di fascia correndo con una gamba più corta dell’altra, anzi volando.

Naturalmente io faccio il tifo per Davide. E visto il romanzo in questione non potrebbe che essere così.



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