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Il Piano d’azione Schengen 2.0 di Viktor Orbán

Nell’ambito della sua visita in Portogallo per l’incontro dell’Internazionale Democratica di Centro (CDI), il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán ha annunciato un piano d’azione articolato in dieci punti per rilanciare il sistema Schengen e trovare una soluzione alla crisi migratoria.

Il piano ha tanti punti criticabili e che non condivido ma val la pena leggerlo con attenzione per poter vedere nella sua complessità il problema e tutte le posizioni.

Viktor Orbán
Viktor Orbán

Il piano è stato formulato come riscontro alla proposta della Commissione europea, che il Governo ungherese ritiene sbagliata, non per ultimo perché essa continua ancora a riproporre il concetto della ridistribuzione dei migranti attraverso un sistema di quote obbligatorie tra i Paesi europei, un’ipotesi palesemente ritenuta inaccettabile da vari Paesi membri, Ungheria inclusa.
Con le seguenti considerazioni, l’Ungheria vorrebbe contribuire al dialogo che porti a una corretta comprensione della natura e della dimensione dei problemi che l’Europa si trova a dover affrontare, per trovare soluzioni accettabili per tutti.

Ecco i 10 punti del “Piano d’azione Schengen 2.0” presentato dal Primo Ministro Viktor Orbán.
1. Frontiere
Bisogna assicurare la piena efficacia delle disposizioni già esistenti dell’Ue e di Schengen (Codice frontiere Schengen) relative al controllo delle frontiere esterne, tra cui il controllo sistematico dei cittadini Ue. Questo deve rimanere di competenza degli Stati membri, ma nel caso in cui uno Stato membro non sia in grado di adempiere questo suo obbligo, l’Agenzia europea per la protezione delle frontiere deve intervenire, conformemente all’accordo con lo Stato membro stesso. In mancanza di tale accordo, la partecipazione al Sistema Schengen dello Stato membro in questione potrebbe essere sospeso.

2. Identificazione
L’ulteriore sviluppo delle modalità di protezione delle frontiere esterne grazie al sistema di registrazione ingressi/uscite dell’Ue, nonché alla registrazione obbligatoria dei dati biometrici delle persone che varcano le frontiere esterne.

3. Correzioni
Correzione del Sistema europeo comune di asilo, includendo il ripristino del corretto funzionamento del Sistema di Dublino, nonché la sua piena attuazione in Grecia. Contro gli abusi del diritto di asilo bisogna stabilire sanzioni più severe a livello nazionale.

4. Fuori dell’Ue
Le procedure di asilo devono essere applicate al di fuori dell’Ue, in hotspot chiusi e protetti, prima dell’ingresso sul territorio dell’Ue. L’Unione europa dovrebbe contribuire al finanziamento delle misure necessarie riguardo alle condizioni di soggiorno e di sicurezza negli hotspot.

5. Accordi
Gli accordi di riammissione e rimpatrio devono essere conclusi e applicati con i Paesi di origine e di transito.

6. Ritorno
I migranti irregolari devono essere riportati in sicuri Paesi di origine o di transito.

7. Condizionalità
La politica estera e di sicurezza, la politica di sviluppo e la politica in materia di visti dell’Ue dovrebbero garantire il raggiungimento degli obiettivi della politica migratoria dell’Unione europea. Lo sviluppo delle politiche dell’Unione dovrebbe essere condizionato dalla disponibilità dei Paesi terzi a collaborare reciprocamente.

8. Assistenza
Gli sforzi dei Paesi membri sul confine esterno e dei Paesi dei Balcani occidentali a sostegno della politica migratoria dell’Ue dovrebbero essere affiancati con le necessarie risorse finanziarie e di altro genere.

9. Paesi sicuri
Un elenco comune europeo dei Paesi terzi sicuri dovrebbe essere compilato e dovrebbe essere applicato anche nel corso dell’ubicazione degli hotspot. Bisogna tenere conto del fatto che i richiedenti asilo non sono direttamente sotto minaccia dopo aver attraversato vari Stati terzi sicuri.

10. Volontariato
Le risposte alle sfide demografiche e del mercato del lavoro devono rimanere oggetto di decisioni sovrane degli Stati membri. In linea con il comma 2 dell’articolo 5 del TEU, dovrebbe rimanere di competenza nazionale il fatto che lo Stato membro intenda dare risposte alle sfide basandosi essenzialmente su fonti e politiche nazionali o intracomunitarie, o decida di affrontarle attraverso l’immigrazione proveniente dall’esterno dell’Ue. Nessun meccanismo di ridistribuzione obbligatoria e automatica dovrebbe essere introdotto.

A causa dell’elevata importanza politica della questione, una guida politica continua dovrebbe essere garantita dal Consiglio europeo nel corso delle procedure legislative.

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