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Cosa succede con l’immigrazione in Europa

Dalla grande mela il giovane toscano, ringrazia Juncker per il sostegno alla proposta di una forza di polizia internazionale europea per controllare l’immigrazione clandestina che ha invaso l’Italia e i paesi di cerniera che sono la meta dei profughi delle guerre del mediterraneo. Ma l’Italia è sempre più in difficoltà e non c’è tempo per attendere ancora una volta che i governi di questa Europa così poco unita si accordino. E c’è ormai la certezza che si voglia lasciare il nostro Paese proprio in questa tragedia umana ed economica, così da isolarla da quel progetto sempre più credibile di un accordo ristretto tra alcuni paesi europei che taglia fuori alcune nazioni come Grecia e Italia che hanno problemi legati alla spesa e al debito pubblico, poiché rappresentano un fardello per lo sviluppo.

Così si spiegano anche le divergenze con ministri di Germania, Austria e Svezia con i primi, per quanto riguarda le proposte che abbiamo avanzato sull’immigrazione di emettere risorse economiche in eurobond per aiuti ai paesi africani che potrebbero ridurre l’immigrazione e soprattutto l’idea di un finanziamento comune dei debiti per le spese sostenute per la migrazione; invece per austriaci e svezi il dissenso totale è per le costruzioni di barriere respingenti che loro hanno eretto. Esistono fondi europei ( anche se ridotti) per aiutare la Turchia e i suoi rifugiati,ma c’è anche la Libia che ha bisogno di risorse per stabilizzarsi, ma Francia e Gran Bretagna non sono convinte e continuano a stringere rapporti economici e privati con Egitto e la Germania con la sua rete bancaria protetta in sedi africane.

L’Italia è geograficamente l’ombelico di nazioni africane distrutte e deve proteggere i suoi confini, registrare i migranti, respingere i terroristi. Ma anche nel resto dell’Europa si devono rendere disponibili concretamente per la solidarietà e ciò è sempre più evidentemente lontano. E quello che sta succedendo in gran Bretagna con il referendum del 23 giugno ci complica ancora di più la vita. Domina tra gli inglesi la certezza che le politiche dell’immigrazione, così inesistenti a livello comunitario, e le politiche economiche, così deboli e confuse, rendono l’euroscetticismo così prepotentemente isolazionista perché danneggiano il Regno Unito florido e ricco tanto da dire che lasciare l’Europa non è mai stato così conveniente.

Lasciare la comunità Europea appare sempre più una libertà di negoziare accordi economici, selezionare immigrati talentuosi, allontanare e combattere il terrorismo in modo più robusto, accrescere il pil del proprio paese con un target alto di diritto di cittadinanza. Economia, relazioni, connessioni con chi ha intelligenze e capitali pronti ad un rischio di investimento quasi positivamente sicuro sulla creatività, ottime scuole, capacità di realizzare. L’italia è al centro di una crisi senza pari ed è evidente che i numeri sono enormi: secondo Frontex solo in marzo sono arrivati oltre 9600 naufraghi, il doppio di febbraio a conferma che la chiusura della rotta balcanica può attivare la rotta da sud. L’Europa intera deve farsi carico di un esodo strutturale e biblico di due continenti vicini, uno ricco e l’altro povero, che hanno nell’accordo di aperture delle frontiere denominato Schengen il punto di fragilità più evidente.

L’Onu appoggia il patto di stabilità migratoria proposto dal governo italiano: la Ue potrebbe offrire ai paesi terzi progetti di investimento e interventi di infrastrutture e servizi sociali,cooperazione e controllo comune dei confini, idenficazione e distribuzione dei rimpatri, con l’individuazione di chi ha diritto alla protezione e chi no. Un progetto di buonsenso che rilancerebbe anche l’Unione Europea come forza economica e vedrebbe finalmente l’Italia premiata degli sforzi che stiamo sostenendo e non volutamente emarginata e “punita” dai paesi egoisti e sciacalli.

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