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Immigrazione, governo e Milano. Cosa fare

milano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Il governo non fa abbastanza per il problema dell’immigrazione selvaggia: solo nell’ultimo anno sono giunti a Milano 126.000 stranieri in più rispetto all’anno precedente e oggi leggiamo sulla stampa di milioni di profughi (ma non solo) pronti a salpare dalle coste libiche – complice la bella stagione che favorisce il traffico – per venire a cercare una vita migliore in Europa. Sono d’accordo dunque con Majorino (per una volta) che taccia Alfano di non aver fatto abbastanza per limitare questo tremendo afflusso che, insieme a bisognosi porta anche moltissimi clandestini.

La nostra città ha già fatto molto per l’accoglienza: solo considerando gli arrivi degli ultimi due anni, aumentati di più di 100.000 unità – di cui gran parte clandestini – ci si rende conto che non solo Milano ha fatto la sua parte, ma anche che non è più sostenibile un afflusso del genere soprattutto se, insieme ai reali bisogni e diritti dei richiedenti asilo, porta anche una netta percentuale di fuorilegge e criminali, presenti senza diritto alcuno sul suolo italiano.

E’ sì responsabilità del governo limitarlo, ma anche dell’amministrazione cittadina, che non può piegarsi all’incapacità organizzativa di Renzi-Alfano&co ma deve perentoriamente rifiutarsi di occuparsi di competenze che non sono sue – altrimenti lo Stato la smetta di tagliare le risorse ai comuni: se tanto chiede, tanto dia per realizzarlo. Il sindaco e gli assessori si devono occupare prioritariamente dei milanesi e chiedere allo Stato di fare la sua parte con le politiche migratorie.

Con i governi di centrodestra e un accordo siglato con la Libia nel 2008 gli sbarchi in Italia erano scesi da 15000 a meno di 1400, segnando una flessione del 95%. Perchè Alfano non riesce a fare lo stesso? Oggi in Libia un governo finalmente c’è, che quello italiano si sforzi di fare qualcosa di utile.



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