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Ior, Apsa, Pell. Ecco gli ultimi subbugli nelle finanze del Vaticano

Di Michele Arnese e Pietro Di Michele

Un durissimo scontro si sta consumando all’interno delle mura vaticane e a pagarne dazio rischia di essere un porporato di primo piano come George Pell. Il cardinale australiano, Prefetto per la Segreteria dell’Economia della Santa Sede, è ormai prossimo alla pensione (scatterà l’8 giugno al compimento dei 75 anni), ma non è detto che non sia lui stesso a decidere di farsi da parte prima del previsto, secondo alcuni osservatori – visti le manovre registrate negli ultimi tempi.

QUEL CONTRATTO DISDETTO CON LA PWC

E’ la revisione e certificazione esterna dei bilanci vaticani ad aver creato più di un grattacapo al cardinale Pell, superministro dell’Economia del Papa. L’ultimo casus belli riguarda infatti il contratto di 3 anni e da 3 milioni di dollari con la PricewaterhouseCooper (PwC), una società di revisione alla quale – con tanto di annuncio fatto nel dicembre scorso – era stato affidato il controllo dei bilanci di ben 120 enti della Santa Sede. Peccato però che, come spiegato qualche giorno fa da Formiche.net, “con due lettere inviate dalla Segreteria di Stato, firmate rispettivamente dal cardinale Pietro Parolin e dal Sostituto mons. Angelo Becciu, la Segreteria per l’Economia è stata informata che la revisione esterna dei bilanci della Santa Sede e della Città del Vaticano, affidata alla società PricewaterhouseCoopers, è stata sospesa”. Insomma – secondo le ricostruzioni più attendibili – il cardinale Pell è stato di fatto esautorato e smentito pubblicamente, e ha cercato di reagire dicendosi “sorpreso” per la lettera di sospensiva ricevuta. Dice una fonte al corrente del dossier e che chiede di restare anonima: “C’è ancora un tabù: è la trasparenza. Si dichiara che la si vuole, ma lo si dichiara dal 2010, e quando si attuano le vere riforme applicative, queste sono rifiutate e le persone che le hanno realizzate vengono licenziate. Il destino di PwC è lo stesso che toccò nel 2011 a Deloitte, che avendo fatto probabilmente le medesime considerazioni di PwC, si vide chiudere il contratto con motivazioni confondenti”.

COSA DICE LA STAMPA ESTERA

Sono stati i media stranieri, e in particolare quelli anglosassoni, ad aver cavalcato questa notizia dandone conto con dovizia di particolari. Dal Financial Times al National Catholic Register fino a Crux, si sono invece tutti interessati della vicenda. L’eccezione nella stampa italiana è rappresentata soprattutto dal vaticanista della Stampa Andrea Tornielli, che prima ha dato conto di quanto stava accadendo sul portale Vatican Insider, quindi è tornato a parlarne dalle colonne de La Stampa fornendo una sua chiave di lettura. “L’interpretazione proposta da alcuni media – scrive infatti Tornielli -, in particolare anglosassoni, presenta il caso come uno scontro tra chi lavora per la trasparenza (Pell) e chi preferisce l’opacità (la Curia italiana). Una versione un po’ troppo semplicistica”.

CARD. PELL ACCERCHIATO?

La sconfessione – in parte pure pubblica – condotta da alcuni pezzi da novanta del Vaticano nei confronti di Pell è solo l’ultimo di una serie di atti che hanno messo nel mirino il cardinale australiano. Tanto che, soprattutto dall’estero, qualcuno azzarda ipotesi di accerchiamento o comunque di forcing nei confronti del superministro dell’Economia affinché tolga subito il disturbo al compimento dei 75 anni. Se non addirittura prima. I segnali di una certa insofferenza dentro le mura vaticane per l’attività del cardinale australiano si sono susseguiti negli anni: “Pell è stato bruciato, escluso dal gruppo di cardinali con ruoli di potere – spiega a Formiche.net una fonte molto vicina al Vaticano e che preferisce l’anonimato -. Ah, se avesse letto e meditato, traendo conclusioni strategiche, il famoso appello che l’ex presidente Ior, Ettore Gotti Tedeschi, gli rivolse nel gennaio 2015 dal magazine cattolico europeo (Catholic Herald Tribune)”.


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