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La tecnologia secondo Papa Francesco

Papa Francesco

“La tecnica non è mai solo tecnica”, scriveva Papa Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate” (n.69), ma è anche “un fatto profondamente umano”, poiché manifesta l’uomo e le sue aspirazioni allo sviluppo”. Nell’enciclica “Laudato si”, dedicata al tema della salvaguardia del Creato, Papa Francesco riprende il tema della tecnologia e della sua capacità di modificare la nostra percezione della realtà e il nostro rapporto con le persone e con la conoscenza.

TECNICA E COMPRENSIONE DEL REALE

Secondo Bergoglio (n.107), “all’origine di molte difficoltà del mondo attuale” c’è il fatto che il mondo occidentale utilizza il pensiero tecnico-scientifico come “paradigma di comprensione” per spiegare “tutta la realtà, umana e sociale”. L’approccio scientifico alla comprensione della realtà, che è appunto solo uno dei possibili, diventa l’unico universalmente riconosciuto e quindi tende ad assolutizzarsi, sacrificando altri aspetti. Prevale un “riduzionismo che colpisce la vita umana e la società in tutte le loro dimensioni” e che preclude una comprensione ampia e complessa del reale. Infatti “la specializzazione propria della tecnologia implica una notevole difficoltà ad avere uno sguardo d’insieme” e sebbene consenta di ottenere applicazioni concrete, “spesso conduce a perdere il senso della totalità, delle relazioni che esistono tra le cose”. Per fare questo, ciascuna specializzazione dovrebbe “tener conto di tutto ciò che la conoscenza ha prodotto nelle altre aree del sapere”, riconoscendo anche gli “orizzonti etici di riferimento”, senza i quali “la vita diventa un abbandonarsi alle circostanze condizionate dalla tecnica, intesa come la principale risorsa per interpretare l’esistenza”.

MEDIA DIGITALI E CONCEZIONI DELL’UOMO

Un altro aspetto della riflessione di Bergoglio riguarda il nostro rapporto con gli strumenti tecnologici, in particolare i media digitali attraverso i quali, sempre più spesso, si articolano le nostre reti relazionali. Se è vero che questi mezzi non sono buoni o cattivi in sé, ma è buono o cattivo l’utilizzo che se ne fa, è anche vero che essi, producono un contesto relazionale che tende a orientarci in base a delle condizioni di utilizzo pre-ordinate, non neutrali, impostate sulla base di una determinata concezione antropologica. Di conseguenza, all’interno di un ambiente tecnologico preordinato, come ad esempio un social network, “certe scelte che sembrano puramente strumentali, in realtà sono scelte attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare”. Anche “i prodotti della tecnica non sono neutri, perché creano una trama che finisce per condizionare gli stili di vita e orientano le possibilità sociali nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere”.

TECNOLOGIA E LIBERTÀ

Per Bergoglio la tecnologia tende a ricomprendere e attrarre all’interno del proprio orizzonte contenuti, significati e relazioni della nostra vita quotidiana, al punto che è impossibile “servirsi della tecnica come di un mero strumento” e “utilizzare le sue risorse senza essere dominati dalla sua logica”. Le tecnologie della comunicazione tendono a farsi ambiente mediale, a trasformare l’uomo da utilizzatore ad abitante immerso in un contesto o dominio governato da suo proprie regole. Al punto che, scrive Bergoglio, “è diventato contro-culturale scegliere uno stile di vita con obiettivi che almeno in parte possano essere indipendenti dalla tecnica, dai suoi costi e dal suo potere globalizzante e massificante”. Una visione che il sociologo Loris Zanatta, nell’ultimo numero della rivista “il Mulino”, ha definito come “ostile agli approcci pragmatici ai problemi del mondo, in cui Francesco vede in agguato l’impero tecnocratico che tutti ci domina”. Pur non condividendo la concezione bergogliana di una tecnologia che domina e ricomprende l’uomo, resta comunque il problema di una effettiva riduzione della “capacità di decisione, la libertà più autentica e lo spazio per la creatività alternativa degli individui”.

RAPPORTI UMANI E SOCIAL MEDIA

Le tecnologie mediali e il mondo digitale sono affetti da una sovrabbondanza di messaggi, che produce una sorta di “rumore dispersivo dell’informazione”, che finisce per saturare e confondere, in una specie di inquinamento mentale. In questo contesto è fondamentale possedere gli strumenti critici per  discernere i contenuti che possono tradursi in autentico “sviluppo culturale dell’umanita e non in un deterioramento della sua ricchezza più profonda”. Infatti, scrive Francesco, “la vera sapienza, frutto della riflessione, del dialogo e dell’incontro generoso fra le persone, non si acquisisce con una mera accumulazione di dati”. Scrive Francesco che “le relazioni reali con gli altri, con tutte le sfide che implicano, tendono ad essere sostituite da un tipo di comunicazione mediata da internet. Ciò permette di selezionare o eliminare le relazioni secondo il nostro arbitrio, e così si genera spesso un nuovo tipo di emozioni artificiali, che hanno a che vedere più con dispositivi e schermi che con le persone e la natura”. Il rischio consiste nel perdere il contatto diretto con l’altro, e non essre in grado di percepire la complessità della sua esperienza personale”.

RELATIVISMO PRATICO

In un ambiente digitale in cui i dati scorrono velocemente, si disperdono e si dimentica, oppure si accumulano in quantità inaccessibili, si consolida in noi la percezione di un sapere innafferrabile, perché troppo veloce o troppo diffuso. L’onnipresenza del paradigma tecnocratico può favorire nei soggetti lo sviluppo di quello che Francesco definisce – nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium – un “relativismo pratico che caratterizza la nostra epoca, e che è ancora più pericoloso di quello dottrinale”. Una visione relativistica del mondo “in cui tutto diventa irrilevante se non serve ai propri interessi immediati”. Un invito a recuperare la profondità dell’umano nell’era digitale.

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