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I manifesti elettorali nell’era di photoshop

Se è difficile selezionare nuova classe dirigente, armati come siamo dalla vanità e dei potenti mezzi del maquillage pubblicitario che fanno sembrare cavallo il più brocco degli scecchi, altrettanto difficile è trovare un manifesto di uno dei politici della cosiddetta “vecchia guardia” che si possa considerare sobrio e autentico.
La corsa per le amministrative entra nel vivo e, a guardarli questi manifesti che imbrattano le città, ridotte a periferie, l’unica via è prenderla con ironia perché altrimenti non rimarrebbe che provare paura e orrore.
Tra i tanti manifesti dell’orrore, due più degli altri annebbiano le mie notti: quello di Giorgia Meloni a Roma e quello di Piero Fassino a Torino.
Quello della Meloni fa letteralmente drizzare il pelo:- Sto pensando di mettere una taglia sui corrotti -. Così lo strillo che campeggia sotto un primo piano di una donna che grazie a photoshop ricorda Giorgia Meloni, quella vera, per i soli tratti somatici che si possono recuperare. Il brutto biologico, giacché i politici sono ormai espertissimi d’immondizia, non può essere recuperato.
Poi c’è Piero Fassino, o per meglio dire la controfigura che lo interpreta sul manifesto. Gli manca solo un bel seno, magari una terza, e l’un tempo magrissimo Piero potrebbe inviare il suo book per candidarsi con più di una velleità a programmi come: “Grande Fratello”, “Isola dei Famosi” o “Ballando sotto le stelle”. A questo proposito lo vedrei bene in coppia con la ormai laureata Platinette. Anche la sinistra avrebbe i loro Stanlio e Olio. Povera Italia.

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