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Merkel cede ad Erdogan? Il caso Böhmermann‬

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La satira è oggi sul banco degli imputati in modo molto forte. Ma cosa è la satira? Secondo Treccani:

“Composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno o con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità, o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo, che contrastano o discordano dalla morale comune (e sono perciò considerati vizi o difetti) o dall’ideale etico dello scrittore.” 

Abbiamo iniziato anni fa con le minacce di morte a chi disegnava vignette umoristiche sul profeta Maometto (Danimarca, 2005-06) per arrivare agli attentati di Parigi alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo agli inizi del 2015. Ci si è chiesti fino a che punto la satira deve e può arrivare: quando in sostanza la satira diventa offesa? Quando l’umorismo diventa discriminazione? Quando è lecito dire stop e quando è invece interferenza rispetto a un principio fondante delle nostre società democratiche occidentali, ossia la libertà di espressione? Non è un tema semplice. La linea di demarcazione è talmente labile che io stesso mi trovo spesso a valutare a volte in un modo e a volte in un altro certi casi.

In Italia ha fatto scalpore, di recente, la vignetta di Vauro, subito dopo la morte di Gianroberto Casaleggio. Un’immagine secondo me molto azzeccata, che colpisce perché viene pubblicata in concomitanza con la morte di una persona. E in Germania, invece, ha fatto scandalo la canzone sul presidente turco Erdogan, a fondo pagina, da parte del comico e attore tedesco Jan Böhmermann.

La Turchia ha reagito duramente interpellando il governo tedesco e chiedendo che il comico ricevesse una punizione. Incredibilmente la cancelliera Angela Merkel ha risposto e, malgrado tutta la componente SPD del suo governo abbia votato contro, lei è andata avanti e ha detto che il comico ha infranto una legge tedesca e dovrà quindi essere perseguito. La legge in questione è la 103 Stgb – Beleidigung von Organen und Vertretern ausländischer Staaten (offese ad organismi e rappresentanti di stati stranieri). Da contro altare c’è l’art.5 della carta costituzionale che sancisce, naturalmente, la libertà di pensiero. Limitata, come scritto nel comma 2 dell’art. dalle leggi ordinarie/generali come in questo caso con la legge 103 Stgb.

Mi sono quindi chiesto se Angela Merkel avesse di fatto ceduto alle pressioni turche più per un calcolo politico (l’accordo EU-Turchia sui profughi, su cui non dico niente qua se non che lo trovo ambiguo e pericoloso) che non per altro. Adesso devo parzialmente ricredermi e sostenere probabilmente una posizione “di mezzo”. Esiste nell’ordinamento tedesco una legge che individua una specifica fattispecie di reato e questo non può essere ignorato dalla Cancelliera. Nella conferenza stampa di oggi (15.04.2016) è intervenuta affermando che appunto è stata riscontrata la violazione di questa legge dopo le proteste della Turchia e dunque sarà compito della magistratura valutare il caso specifico. Angela Merkel aggiunge però anche che questa legge può essere modificata dagli organi competenti.

Link al discorso della conferenza stampa: >>> qua <<<

Merkel ha sottolineato i molti problemi esistenti in Turchia e rinnovato l’impegno affinché certi diritti vengano rispettati. Sottolineando però il ruolo centrale della Turchia oggi e le relazioni di amicizia così come il percorso di ingresso nell’UE. Emerge chiaramente che il caso è stato preso maggiormente a cuore proprio perché la Turchia, oggi, riveste un ruolo cruciale sul piano internazionale. Ma la Turchia sembra volerne approfittare imponendo un modus operandi che niente ha a che fare con il nostro modo di intendere la libertà.

La mossa della Cancelliera è però formalmente corretta (rispetto della legge) e politicamente furba (una sorta di contentino ad Erdogan). Lascia però uno spazio di forte incertezza perché un comico viene ora messo a processo per aver fatto il suo lavoro e aver messo in scena un qualche cosa che, molto francamente, può davvero essere considerato tutto tranne che offensivo e lesivo per la comunità turca o per la cultura turca o per la religione (niente di tutto ciò, viene preso di mira il Presidente e i suoi comportamenti, incoerenti e ambigui su più di un tema, cosa assai nota a tutti). I giudici avranno ora l’onere di condannare o assolvere il comico. In caso di condanna potrà essere commutata una pena pecuniaria o una limitazione della libertà fino a 3 anni.

C’è da sperare che il comico venga assolto o che la pena sia limitata. E c’è da sperare presto che questa legge venga rivista poiché obiettivamente pone problemi non secondari.

Questa vicenda infatti mette in luce qualche cosa di drammaticamente importante. Quante volte Silvio Berlusconi è stato oggetto di satira? Quante volte l’Italia ha protestato o chiesto l’incarcerazione dei comici? Credo mai. La Turchia interviene facendo pressioni sul governo di un altro Paese affinché un comico venga messo a tacere. In Turchia la situazione è drammatica. L’Unione Europea ha alla base della sua stessa esistenza una carta dei diritti che noi tutti abbiamo il dovere di onorare e rispettare. La Turchia è un partner importante, ma la sua vicinanza all’EU deve essere motivo di pressione positiva affinché la Turchia diventi una democrazia matura e completa. Non ho paura di scrivere questa frase, non si tratta di esportare democrazia. C’è uno stato non pienamente democratico in cui giornalisti vengono imprigionati, manifestanti picchiati e incarcerati a loro volta che vuole entrare nell’Unione Europea. Bene: con delle condizioni chiare e con obblighi importanti da rispettare. Senza i quali nessun concordato può essere iniziato. La Turchia, oggi, non è per me all’altezza delle aspettative che abbiamo come europei affinché possa entrare a far parte di questa comunità.

E  per le democrazie europee occidentali si pone un grande interrogativo: fino a dove ci possiamo spingere per salvaguardare accordi o relazioni internazionali, basate su questioni politiche o economiche? Per me il limite è il rispetto dei nostri valori e delle nostre libertà: oltre quel limite non è lecito andare. Noi dobbiamo affermare quanto sancito nelle nostre carte costituzionali e nella carta dei diritti dell’UE.

Il video incriminato:


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