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Metroweb e Cdp, tutte le tensioni tra Enel e Telecom

Di Michele Arnese e Valeria Covato
Flavio Cattaneo e Francesco Starace

Il futuro della banda ultra larga potrebbe girare ancora attorno a Metroweb. Ma con un ruolo diverso rispetto a quello che aveva progettato tra gli altri Franco Bassanini, ex presidente di Cassa depositi e prestiti. Ora sembra Enel il dominus dell’attivismo istituzionale e governativo. Infatti i piani di Enel sulla fibra annunciati dall’ad, Francesco Starace, sembrano coincidere con quelli del premier Matteo Renzi. Ecco, dunque, tutte le tensioni tra Enel e Telecom, il ruolo di Cassa depositi e prestiti e le sfide del nuovo capo azienda di TIM, Flavio Cattaneo, mentre fra Enel e Telecom già si notano stoccate e staffilate indirette. Vediamo tutti i dettagli. Mentre è in dirittura d’arrivo l’accordo per la partnership commerciale tra Enel Open Fiber, Wind e Vodafone per la posa della fibra ottica.

L’OFFENSIVA ENEL SPALLEGGIATA DA RENZI

A sparigliare le carte ci ha pensato il gruppo di Starace. Sceso in campo apparentemente per spingersi laddove gli altri operatori non avrebbero avuto alcun interesse a farlo, in realtà ha annunciato un piano che prevede la copertura progressiva di 224 città, nelle aree A e B, ossia quelle più appetibili per il mercato, e che lascia ancora incerto il suo ruolo nelle aree meno profittevoli, dove il governo sta per lanciare le gare attraverso Infratel. A spingere verso tale direzione c’è in prima fila il premier Matteo Renzi, che non a caso ha tessuto le lodi della società di Starace annunciando via Facebook la volontà di “farla crescere, anche attraverso i progetti innovativi della banda larga che presenteremo il prossimo 7 aprile”.

L’ACCORDO CON METROWEB

In quella occasione Enel potrebbe annunciare anche l’accordo con Metroweb, la società controllata con il 53,8% da F2i, il fondo infrastrutturale partecipato dalla Cassa depositi e prestiti e dalle banche guidato da Renato Ravanelli, e partecipata dal Fondo strategico italiano di Cdp (46,2%). “Dal governo arriverebbe più di un auspicio a chiudere in tempi stretti”, ha scritto Antonella Olivieri sul Sole 24 ore. Nel dettaglio secondo le indiscrezioni F2i e Cdp avrebbero la maggioranza della società per la costruzione della rete di nuova generazione, mentre l’Enel rileverebbe una quota del 30%. “Se così fosse – ha spiegato Olivieri – Telecom, alle prese col cambio della guardia al vertice, si ritroverebbe davanti al fatto compiuto: accettare di andare avanti con Metroweb, a questo punto partecipata anche dal gigante elettrico, oppure ingaggiare una sfida sui costi, con il gruppo guidato da Francesco Starace che stima di poter realizzare la rete, utilizzando le sue strutture, a sconto di almeno il 20% rispetto alle vie tradizionali”.

IL RUOLO DI CDP

Dopo l’ultimo cambio della guardia al vertice della Cassa depositi e prestiti avvenuto l’estate scorsa, la controllata attorno alla quale Franco Bassanini, presidente di Metroweb e a quel tempo anche di Cdp, avrebbe voluto costruire un “condominio di operatori”, sembra adesso destinata ad un ruolo diverso. A inizio marzo l’ad di Telecom, Marco Patuano, e i nuovi amministratori della Cassa, i due ex banchieri Claudio Costamagna e Fabio Gallia, si sono incontrati per parlare del futuro di Metroweb concordando l’ingresso dell’ex monopolista in una newco che partecipi all’aumento di capitale di Metroweb. In questo impianto accettato da Cdp, Telecom avrebbe dovuto avere il 67% del capitale della newco per la Rete, con l’opzione di salire al 100% al termine degli investimenti. Nella mente di Bassanini, lo sviluppo della rete in fibra (con il perno su Metroweb) sarebbe invece dovuto avvenire attraverso una società a maggioranza pubblica partecipata dai più importanti operatori di telefonia del Paese con Telecom non in posizione dominante.

LE MOSSE DI CATTANEO

A Flavio Cattaneo, voluto al vertice di Telecom dagli azionisti francesi di Vivendi al posto dell’uscente Marco Patuano, toccherà ricucire i rapporti con il governo che sta spingendo sull’acceleratore dell’Enel quale concorrente di Telecom nella posa della fibra ottica fin nelle case degli italiani. “Non vi è dubbio che ciò rappresenti un grosso problema per Telecom che vede iscritta a bilancio la propria rete in rame per un valore intorno ai 15 miliardi”, ha scritto Giovanni Pons su Repubblicasottolineando che “l’accelerazione degli investimenti sulla banda larga impressa da Patuano non sembra ancora sufficiente ad arginare la discesa in campo di un colosso come l’Enel che ha un vantaggio di costo notevole nella posa della fibra grazie alla proprietà della propria rete elettrica”.

LA REAZIONE DI TELECOM

Avrà forse un vantaggio di costo, ma “la nostra rete di accesso è molto più diffusa della loro e la nostra struttura molto più capillare”, ha detto Roberto Opilio, direttore della funzione Technology di Telecom a La Stampa, rifiutando di commentare “l’aspetto politico della faccenda”. Ecco perché: “Enel copre l’85% del Paese, perché diverse città non le serve, noi il 100%. Loro dichiarano di arrivare a casa del cliente con i contatori nel 40% dei casi, ma spesso si trovano sul balcone o in giardino. Telecom invece arriva davvero fin dentro le case con la borchia telefonica. E poi: noi possiamo contare su 5,5 milioni di box, Enel ha solo un milione di cassette di bassa tensione”, ha spiegato il manager sottolineando che “da un punto di vista tecnico da tre anni abbiamo accordi con Enel per scambiarci infrastruttura. Se ora Enel crea una società per sviluppare una fibra alternativa a Telecom, vuol dire che diventerà un competitor”.

L’ARRIVO DI PAGGI A ENEL

Altre tessere vanno a comporre il mosaico della rete di nuova generazione. Si tratta di Stefano Paggi, ex capo della rete di Telecom Italia, approdato venerdì scorso in Enel Open Fiber, la newco di Enel con un investimento di circa 2,5 miliardi per la fibra guidata da Tommaso Pompei, già alla testa di Wind e gran conoscitore delle trame politiche, istituzionali e tecnologiche. L’ex capo della rete Telecom aveva lasciato l’azienda a fine marzo, in seguito alla riorganizzazione di Open Access, la società della rete Telecom, che era stata spostata sotto la divisione wholesale. All’interno dell’azienda presieduta da Giuseppe Recchi Paggi è stato sostituito da Carlo Filangieri, che da capo del progetto Ftth è stato promosso a numero uno di Open Access. Di lui il gruppo di Starace ha detto:”Paggi ha solidissima esperienza professionale e comprovate capacità manageriali che saranno molto utili per il futuro sviluppo di Enel Open fiber”.



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