Il terrorismo ha aperto solo qualche giorno fa una ferita nel cuore dell’Europa; la mattina della Santa Pasqua i fondamentalisti islamici hanno colpito intere famiglie a Lahore, “colpevoli” di essere cristiane. Ha ragione chi dice che non è possibile parlare di insensatezza quando ci si riferisce a questi avvenimenti, perché per gli integralisti l’eccidio di cristiani è in realtà storicamente sensato. Ciò che si deve sottolineare, invece, è l’evidente differenza tra noi e loro: la differenza sta nel fatto che Allah non si è fatto uomo, né tanto meno sarebbe morto per salvare i suoi fedeli.
I paesi dell’Unione hanno bisogno di una presa di posizione chiara da parte dei governanti. Non basta l’euro per unirci, serve invece ricordare e far valere le nostre radici culturali cristiane: l’Europa si fa con un’unione politica, di popoli che condividono gli stessi valori e le stesse idee. A poco serve fornire 6 miliardi di euro a Paesi che aspirano a farne parte, se poi sono gli stessi che non combattono a viso aperto quel terrorismo che ci fa paura. Il mito dell’Europa si sintetizza in tre città – Gerusalemme, Atene, Roma – e si realizza quando la Grecia rifiuta di farsi inglobare dal grande Impero Persiano, facendo emergere l’identità europea che assegna all’individuo un valore e uno status di libertà. Il cristianesimo, figlio dell’ebraismo, si stacca dal ceppo originale, come la Grecia si era staccata dall’Oriente, e diventa casa del pensiero filosofico nato in Grecia e del diritto nato a Roma, fondati proprio sulla libertà della persona.
Rivitalizzare la nostra storia, la nostra cultura e anche la nostra appartenenza religiosa, le radici cristiane di quell’Europa colpita proprio nel suo cuore con i recenti attentati di Bruxelles, significa dire al mondo che noi ci siamo e non ci arrendiamo. Dobbiamo difendere la nostra terra, le nostre famiglie e tutto ciò che abbiamo costruito con fatica nei millenni.
La soluzione non si può trovare nel relativismo culturale o, peggio ancora, nel nichilismo come vorrebbero burocrati e intellettuali “illuminati”.
Per quanto riguarda l’Italia, dunque, non si risponde al dilagare dell’Isis con incontrollate concessioni urbanistiche per erigere moschee che potrebbero diventare luoghi di raccolta del fondamentalismo, nonché motivo di ghettizzazione di interi quartieri delle nostre città; e non si risponde alla diffusione dell’ideologia distruttiva fondamentalista regalando la cittadinanza italiana con provvedimenti assurdi come lo ius soli. Per garantire la sicurezza si deve partire da vigilanza e controllo, motivo per cui non si può pensare di semplificare l’accesso al nostro paese di persone e fondi di califfati che potrebbero finanziare questa guerra violenta contro di noi, contro i cristiani e la loro cultura.
Difendere la patria, il proprio territorio, è dovere di ogni cittadino e quindi delle istituzioni, lo dice la nostra Costituzione. Il governo che ha nominato addirittura un ministro per riformare la Costituzione, parta invece con il rispettare e far rispettare i principi fondamentali della nostra Carta. La rottamazione della nostra storia non è decisamente la risposta, in questo caso.