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Perché sulla discarica di Macchiareddu arriva lo stop della Regione

La Regione Sardegna ci ripensa e decide di bocciare la discarica che il Consorzio Industriale Cagliaritano (CACIP) intendeva realizzare nel comune di Uta in provincia di Cagliari per servire il vicino inceneritore di Macchiareddu. Un respingimento non definitivo con richieste di modifica progettuale, ma le criticità emerse durante l’ultima Conferenza di servizi di dicembre sono risultate importanti.

Il Servizio Valutazioni ambientali dell’assessorato all’Ambiente (Sva) ha infatti evidenziato la mancanza di un’analisi costi-benefici connessi all’intervento. E all’appello manca anche il piano per monitorare l’impatto ambientale. Inoltre il sistema di copertura della discarica non sarebbe in linea con le norme di legge.

Ma ci sono anche altre carenze. Benché il progetto sia compatibile con il Piano di gestione dei rifiuti regionale del 2008, che lo contempla con volumetrie minori, i dati utilizzati sono del 2011. Per nulla aggiornati dato che negli ultimi quattro anni la produzione dei rifiuti, in primis quella dell’indifferenziato, è drasticamente calata in Sardegna. I rischi idrogeologici dell’area interessata complicano il quadro.

Preso atto delle considerazioni dell’Assessorato all’Ambiente, l’Assemblea dei Sindaci che compongono il Consorzio Industriale di Cagliari unitamente al rappresentante della Provincia di Cagliari e della Camera di Commercio, hanno così ritenuto opportuno formalizzare all’Amministrazione Regionale una richiesta di sospensione dell’iter amministrativo di approvazione del progetto definitivo della nuova discarica di servizio.

Insomma, per ora tutto si blocca in attesa della predisposizione del nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti urbani con orizzonte 2017/2020. La Regione Sardegna starebbe infatti sviluppando nuove strategie per una gestione innovativa del rifiuto, basata sul riciclo piuttosto che sullo smaltimento.

Una vittoria per chi ha osteggiato la discarica, in particolare la cittadinanza e i sindaci di Uta e Capoterra. Le due comunità hanno chiesto fin da subito alla Regione l’attivazione di politiche di gestione dei rifiuti alternative a inceneritori e discariche.

Anche i cittadini di Assemini con l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno effettuato un ricorso al TAR Sardegna avverso il provvedimento conclusivo della procedura di valutazione d’impatto ambientale con cui è stato autorizzato il raddoppio degli impianti di stoccaggio, trattamento e incenerimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi di origine industriale nella zona industriale di Macchiareddu (Assemini). In particolare, per i ricorrenti non c’è alcuna necessità di nuovi impianti simili, perché non c’è in Sardegna una gran quantità di rifiuti industriali da trattare. Il timore è che questi rifiuti possano essere importati.

Di non secondario rilievo infine, gli asseminesi hanno lamentato la carenza di pubblicità nelle fasi della procedura di VIA, tanto da far andare deserta la presentazione al pubblico del progetto e dello studio di impatto ambientale.

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