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Hillary vede la nomination, Trump quasi

Donald Trump gioca a “pigliatutto”, Hillary Clinton ne vince quattro e lascia solo il piccolo Rhode Island a Bernie Sanders: lungo il percorso dell’Acela Express, il “frecciarossa d’America” che collega tutta la Costa Est, i due battistrada nelle corse alla nomination repubblicana e democratica s’avvicinano entrambi al traguardo: l’ex first lady può arrivarci senza attendere la California il 7 giugno; il magnate dell’immobiliare dovrà, invece, darci sicuramente dentro fino a quel giorno.

I risultati di Connecticut, Rhode Island, Pennsylvania, Delaware e Maryland, scendendo da Nord a Sud, non sorprendono e creano una linea di continuità con quelli di New York una settimana fa, dove Trump e la Clinton avevano vinto molto nettamente.

In termini di delegati, la Clinton ne ha ora circa 2.150 e quasi doppia Sanders, poco sopra i 1.300: ne servono 2.383 per vincere. Trump è a 950 circa e per la prima volta ne ha più della somma dei suoi rivali, ma gliene servono 1.237 (e quelli in palio di qui in avanti sono solo 565). Hillary, che è favorita dal sistema democratico dei “super delegati”, maggiorenti del partito in genere a lei legati, è oltre il 90% del cammino; Donald è oltre i tre quarti.

Trump, cui un sondaggio attribuiva martedì per la prima volta oltre metà delle preferenze dei potenziali elettori repubblicani, vince ovunque: alla festa davanti alla Trump Tower, si definisce il “presunto candidato” e afferma che i suoi rivali Ted Cruz e John Kasich “devono proprio andare a casa”.

I due hanno stipulato, dal voto di maggio in Indiana, una sorta di patto di non aggressione Stato per Stato, con l’obiettivo d’impedire a Trump d’ottenere la maggioranza dei delegati, così da arrivare alla convention di Cleveland a luglio con una situazione ancora fluida.

La Clinton che, con il successo di New York s’era lasciata alle spalle otto sconfitte consecutive negli Stati dell’America bianca, su Grandi Laghi e Montagne Rocciose, vince bene nella popolosa Pennsylvania, il piatto forte di questo martedì, nel Delaware del vice-presidente Joe Biden e nel Maryland, la spunta dopo un testa a testa nel Connecticut e lascia a Sanders il Rhode Island.

Dal palco della vittoria a Filadelfia, città che ospiterà a luglio la convention democratica, dice che tornerà con la nomination in tasca, lancia l’appello all’unità del partito e propone la sfida al magnate dell’immobiliare. Del resto, il confronto tra l’ex first lady e lo showman è sempre più l’epilogo probabile di questa corsa, anche se manca la certezza aritmetica.

Lo indicano gli attacchi reciproci, sempre più ripetuti e insistiti. Dal suo quartier generale, Trump dice che “se Hillary fosse un uomo non prenderebbe più del 5% dei voti”; e ripete che la Clinton presidente “sarebbe orribile”: “Pensate a Bengasi, alla Siria […] Non ha forza per fronteggiare la Cina”. Mentre di se stesso dice, indossando l’abito presidenziale, “sono un unificatore”.

Pure l’attenzione di Hillary è ormai più rivolta a Donald che a Bernie, lo sfidante nel partito, cui vanno i ringraziamenti e le congratulazioni per la bella partita: “Uniremo il nostro partito per vincere queste elezioni”, l’8 Novembre, l’Election Day, dice dal palco di Filadelfia. L’avversario, per lei, non è più il senatore del Vermont, ma il battistrada repubblicano.



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